CRONACA

La (morbida) via elvetica al copyright

CRONACA – Gli svizzeri rigidi? Insomma. In un momento in cui si fa un gran discutere di proprietà intellettuale specie se declinata in rete, e dove in molti paesi (non ultimi Stati Uniti e Italia) si continuano a proporre provvedimenti legali restrittivi e punitivi, proprio dalla patria del rigore e dei depositi bancari arriva un’interpretazione soft alla protezione del diritto d’autore in Internet. Un cittadino svizzero su tre si scarica in maniera non autorizzata musica, film e giochi dalla rete. La confederazione elvetica si è chiesta perché è ha commissionato uno studio, e ieri ha reso pubblici i risultati dello stesso (qui, solo in francese).

La posizione della confederazione sull’argomento è quasi disarmante (specie lo confrontiamo con l’aggressività di altri stati): i risultati dello studio (indipendente, si legge nel comunicato) dimostrano che i cittadini che scaricano di più sono anche quelli che poi sono disposti maggiormente a spendere soldi per andare a teatro,  a vedere concerti, al cinema e a comperarsi (legalmente) della musica. In pratica il budget dedicato a questo capitolo resta invariato, anche se il cittadino scarica illegalmente materiale dalla rete. Dunque l’industria dell’entertainment e della cultura non ne viene soffrire, anzi.

Le conclusioni tratte dallo studio svizzero si ispirano anche a un’altro lavoro condotto l’anno scorso nei Paesi Bassi, giunto a conclusioni molto simili (e cioè che il file sharing ha un effetto positivo sul mercato). Il governo Svizzero ha dunque dichiarato che la legge attuale basta e avanza per proteggere la proprietà intellettuale (al momento consente di scaricare materiale protetto per uso personale) e che nessun cittadino verrà perseguito per questo tipo di attività.

Lo studio svizzero (e quello olandese) sono interessanti, anche perché cercando di offrire dei dati che potrebbero rivelarsi utili anche per mettere a punto un modello di business moderno sulle opere digitali, modello che ancor oggi stenta ad emergere e di cui si sente sempre più il bisogno. Fino a oggi con qualche rara eccezione infatti l’impressione è che si sia cercato di far adattare internet a un modello di mercato pre-internet, con risultati poco incoraggianti.

Aspetto non secondario il Governo svizzero ha sottolineato l’importanza della libertà d’opinione in internet e l’illiceità di tutti quei provvedimenti mirati a bloccare siti o a monitorare la proveninenza dei contenuti in essi (a scopo punitivo). Chi vi ricorda?

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.