AMBIENTESALUTE

Fate passare?

AMBIENTE – Su Science è uscita una ricerca che interesserà dai governanti (onesti) ai semplici cittadini soprattutto se collaborano con associazioni umanitarie e ambientaliste. Da leggere prima del vertice della Terra “Rio 92 + 20”.

Prima di tutto complimenti a Elisabetta Vignati e Luca Pozzoli dell’Istituto per l’ambiente e la sostenibilità al Joint Research Centre di Ispra. E per non essere sciovinisti, anche ai loro 21 coautori guidati dal climatologo Drew Shindell del centro Goddard-NASA a New York.

Hanno testato 400 misure già applicate oggi per tagliare le emissioni di metano e di black carbon, il particolato di fuliggine e ozono che sosta sopra l’Asia meridionale, per esempio, in una grande nube bruna. Sono sostanze dette “climalteranti” che riscaldano l’atmosfera, anche se a tempo e distanze più brevi, più dell’anidride carbonica. Questa ha un effetto serra determinante perché è ben miscelata e una parte scalda  cieli e mari per centinaia di migliaia di anni.

Scovate le 24 misure più efficaci e convenienti, ne hanno calcolato l’impatto, e i costi e i benefici nel tempo a seconda di quando e dove e su che scala vengono adottate. Misure così giovano anche oltre confine, e più un paese è densamente popolato e più sono efficaci.

Se si cominciano a usare adesso per averle a regime planetario nel 2030 è l’affare de secolo: il costo si ripaga subito in resa agricola maggiore, risparmi sulla spesa sanitaria, sui giorni di lavoro persi per malattie dell’apparato respiratorio. Last but not least, si risparmiano da 2 a 4 milioni di vite all’anno.

Attenzione, scrive la squadra dei nettamondo, i calcoli sul metano ci sembrano adeguati; quelli sul black carbon sono approssimati, non fidatevi troppo. E sapete com’è un primo tentativo… i margini d’errore variano da matti, mancano un sacco di dati perché tanti paesi non hanno i soldi per raccoglierli; è soltanto una proposta, da confermare con altre ricerche. Fanno di tutto per smorzare l’entusiasmo.

Alla fine però, si devono arrendere all’evidenza del loro modello. Che è un’enorme matriosca di scenari e di modelli climatici epidemiologici, geografici, demografici, economici, fisici-dinamici-non lineari (altro che riduzionismo!)

Queste misure possono fermare il tasso di cambiamento climatico e contribuire a mantenere a breve termine il riscaldamento globale sotto i 2° C rispetto all’epoca preindustriale, mitigarne gli effetti nell’Artico e nell’Himalaya, e ridurre la disruption (“inguaiamento” non va bene, ma rende l’idea, ndt) dei ritmi delle precipitazioni regionali. Oltre ai vantaggi sanitari locali, e da locali a globali per l’agricoltura.

Rendersene conto può agevolarne la messa in opera precoce e diffusa….

Morale: la salute di flora, fauna (noi compresi), aria, acque ed economia è una sola, si può sanare l’ultima senza ammorbare tutti gli altri e vice versa. Cifre alla mano.

Immagine: “Pedronet” (CC)

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