COSTUME E SOCIETÀ

Bin Laden è vivo e sparge scie chimiche d’accordo con l’Fbi

COSTUME E SOCIETÀ – Un tipo vestito di nero ci ha intimato di non divulgare alcune informazioni riservate contenute in dei fascicoli che stavano dentro a degli scatoloni caduti da un camion proveniente dall’Area51. Ma siccome siamo contro il Sistema, ve le diamo lo stesso.

Un team di ricercatori dell’Università del Kent ha appena pubblicato uno studio su Social Psychological and Personality Science in cui hanno analizzato le contraddizioni dei teorici del complotto.

Le conclusioni sono abbastanza intuibili. Stando a Michael Wood, Karen Douglas e Robbie Sutton, autori della ricerca, per i teorici della cospirazione chi è al potere è visto come ingannevole e malvagio, quindi qualsiasi spiegazione ufficiale ha un deficit di credibilità iniziale molto forte e ogni spiegazione alternativa è più credibile da subito.

Quando la sfiducia è coinvolta nel giudizio, la cura nei ragionamenti va a farsi benedire. E il momento è quanto mai propizio, vista la scarsa popolarità dei governi mondiali.

I ricercatori hanno voluto dimostrare come l’attaccamento a una spiegazione cospirativa sia più forte di ogni logica, al di là della consistenza argomentativa. Hanno così chiesto a 137 studenti universitari cosa pensassero della morte della principessa Diana. Nel corso delle interviste i sostenitori dell’assassinio da parte dei servizi segreti alla fin fine hanno appoggiato anche la versione di una Diana ritirata in isolamento grazie alla messa in scena della propria morte.

Non contenti, i tre inglesi hanno voluto approfondire l’elemento “autorità”, chiedendo ad altri 102 studenti la loro opinione in merito alla morte di Osama Bin Laden. Ebbene, dati alla mano chi sosteneva che il terrorista sia vivo, era anche convinto dell’insabbiamento da parte dell’amministrazione Obama di informazioni importanti sul blitz che l’ha ucciso, o che sia morto da anni. Quindi… Bin Laden sarebbe una sorta di gatto di Schrödinger, vivo e morto contemporaneamente.

Crediti immagine: stallio, Flickr (CC)

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