SALUTE

Una diagnosi del tumore alla prostata senza errori

SALUTE – Un chip in grado di rilevare preventivamente il tumore alla prostata senza errori o falsi positivi. Inutile dire che una cosa del genere potrebbe migliorare sensibilmente le diagnosi oncologiche, ed è un risultato tutto italiano. È stato infatti sviluppato dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali attraverso le Università di Parma e Catania.

Il chip ha la capacità di individuare nelle urine la sarcosina, un derivato della glicina che a livelli elevati indica la presenza di forme aggressive di cancro alla prostata. Finora non sono stati mai creati strumenti così efficaci per uno screening così particolare, e la ricerca è stata appena pubblicata su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the Unites States of America).

L’idea di Elisa Biavardi e Cristina Tudisco (le ricercatrici che hanno messo a punto il chip) è stata quella di usare un recettore nanomolecolare con alta affinità per la sarcosina e posizionarlo sulla superficie di un nano-chip, fatto come una sorta di “wafer” di silicio. Il trucco sta nel fatto che attraverso dei recettori, dei cavitandi tetrafosfonati, si intrappolano le molecole recanti un gruppo N-metilico (la sarcosina è infatti un derivato N-metilico della glicina).

Stando ai dati AIRC, il tumore alla prostata in Italia rappresenta circa il 15% di tutti i tumori, e l’incidenza è in netto aumento, con oltre 23mila nuovi casi all’anno. Una diagnosi tempestiva e accurata rappresenta spesso la salvezza, ma i test attuali non sono affatto infallibili: di solito si procede con un prelievo del sangue alla ricerca di livelli di PSA (Antigene Prostatico Specifico), una molecola i cui alti livelli sono associati al tumore, ma è un esame che spesso riporta falsi positivi. Può succedere, infatti, che livelli alti di PSA siano rilevati anche in presenza di semplici infiammazioni o infezioni.

Il metodo ideato dal team italiano, invece, non ha questo problema, perché è un’analisi certa. Stando a Enrico Dalcanale, che ha guidato il gruppo di Parma, il nuovo test potrebbe essere molto utile anche allo screening di liquidi biologici in generale, migliorando anche altri tipi di diagnosi.

Crediti immagine: Consorzio INSTM

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