LA VOCE DEL MASTER

Istinto paterno e spirito di sacrificio

LA VOCE DEL MASTER – I maschi del ragno  Nephilengys malabarensis preferiscono auto-evirarsi durante il rapporto sessuale piuttosto che rischiare di venir divorati dalla femmina subito dopo. E se questo non basta per sopravvivere, perlomeno aumenta le possibilità di diventare papà.

Daiqin Li del Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università di Singapore e i suoi collaboratori hanno infatti scoperto che l’organo sessuale di questo ragno continua a eiaculare nella femmina anche una volta reciso; questo favorisce la fecondazione a dispetto della spesso eccessiva fugacità del rapporto e rappresenta dunque un interessante meccanismo strategico del maschio per la sopravvivenza della specie.

Lo studio, pubblicato su Biology Letters, riporta un’analisi sistematica dell’atto sessuale di di 25 coppie di questa specie di ragno, le cui femmine hanno la brutta abitudine di divorare il maschio dopo o addirittura durante la copula (un fenomeno noto come “cannibalismo sessuale”).

In tutti i rapporti osservati durante la ricerca il maschio ha riportato un danno genitale. La differenza però stava nel fatto che l’evirazione (parziale o completa) poteva essere stata iniziata dalla femmina o dal maschio stesso: nel primo caso la durata totale del rapporto era inferiore (in media) e anche il numero di spermatozoi trasferiti alla femmina era minore.

Secondo le ipotesi degli scenziati le femmine (di ragno, ma anche di alter specie animali) avrebbero evoluto il cannibalismo sessuale per evitare di essere monopolizzate (nel senso riproduttivo del termine) da un solo maschio così da poter scegliere il padre migliore dal punto di vista genetico per i propri figli. L’interesse dei maschi invece è proprio il contrario e cioè massimizzare la probabilità di fecondare la femmina, vincendo nella “competizione spermatica” con gli altri maschi. Nel caso di N malabarensis i maschi avrebbero evoluto il comportamento di autocastrazione per facilitare i “rapporti a distanza” (remote copulation) come definiti da Li e colleghi, e cioè il trasferimento continuato dello sperma nella femmina anche dopo la rescissione degli organi genitali (che rimangono così all’interno della femmina).

La dimostrazione di efficacia di questo comportamento maschile riportata nello studio conferma l’ipotesi sulla sua adattività dal punto di vista riproduttivo: non si tratterebbe dunque di un tentative di fuga, ma di una conseguenza della lotta fra i sessi nel tramandare i propri geni alle generazioni future.

Che coraggio.

Crediti immagine: josef.stuefer (CC)

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