CRONACA

Ruby, il segreto dell’arancia rossa

CRONACA – L’han chiamato Ruby, e voglio sperare che i ricercatori britannici che hanno studiato uno dei prodotti tipici dell’Italia, l’arancia rossa, non volessero far alcuna allusione ad alcune vicende a corollario di certa politica recente del nostro Paese. Ruby, nel caso della ricerca pubblicata su The Plant Cell, è un gene che fa sì che le arance “tarocco” diventino rosse rosse, ma solo se esposte a temperature rigide. Di questo tipo di arancia, una mutazione dell’arancia bionda, si hanno le prime notizie storiche già nel 1600 in Sicilia.

Il colore rosso del frutto deriva dalla presenza di antocianina, una sostanza antiossidante, buona per la salute. Cathie Martin del John Innes Centre, nel Regno Unito, e il suo gruppo di ricerca hanno osservato che quando Ruby viene espresso nelle arance, queste prendono la caratteristica colorazione (e quando non lo è le arance invece sono “bionde”). Stessa cosa avviene quando viene espresso nelle piante di tabacco le cui foglie diventano rosse. Sempre secondo le osservazioni, l’intensità del rosso correla con la quantità di antocianina nel frutto.

L’analisi delle varianti di Ruby in altri agrumi poi ha chiarito altre cose. Per esempio i dati di Martin hanno confermato l’ipotesi già avanzata che l’arancia moderna derivi dall’incrocio fra il “pomelo” (Citrus maxima) e il mandarino. Le arance “sanguinella” sarebbero poi emerse da una variante dell’arancia bionda mediterranea (e pare che esista una varietà indipendente di arancia rossa di origine cinese).

La cosa probabilmente più intressante dello studio è la descrizione del processo biochimico che fa sì che il rosso si esprima solo con l’esposizione del frutto a temperature rigide. Un elemento genetico mobile, chiamato retrotrasposone, è inserito nel genoma “a monte” delle proteine che codificano Ruby. Il retrotrasposone può essere attivo e dunque venire trascritto e questa trascrizione nelle arance rosse induce l’espressione di Ruby. In genere però le piante tendono a “tenere calmi” i retrotrasposoni, sviluppando meccanismo per renderli inattivi, questo perché possono essere potenzialmente molto dannosi nei confronti del materiale genetico delle cellule. I meccanismi di soppressione però possono venire a mancare in condizione di stress, per esempio a temperature rigide.

Scoperto il trucco, trovata la via per ingegnerizzare le arance “Ferrari”?

Crediti immagine: ccharmon

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.