CRONACA

Neutrini sott’acqua

CRONACA A largo di Capo Passero, la punta più a sud della Sicilia, sta per esser avviata la costruzione di un grande telescopio sottomarino a 3.500 metri di profondità, destinato a captare le particelle più elusive dell’Universo, i neutrini di altissima energia provenienti dai confini più remoti della Via Lattea. Anche se non viaggiano più veloci della luce (come i dati preliminari dell’esperimento Opera avevano lasciato intendere), i neutrini serbano comunque una miniera di segreti ancora da scoprire. Il progetto europeo, al quale l’Italia partecipa con l’Istituto nazionale di fisica nucleare grazie a un finanziamento di 20,8 milioni di euro, si chiama Km3NeT  (acronimo che sta per “telescopio per neutrini di chilometri cubici”) ed è una delle ricerche di punta individuate dalla Commissione Ue per la fisica del futuro. Una volta ultimata, l’opera sarà la seconda più maestosa dopo la Muraglia Cinese. Di questo e delle altre avventure in corso all’acceleratore Lhc di Ginevra, si parlerà domani a Catania in occasione della conferenza “Esploratori dell’invisibile”, organizzata dall’Infn, alla quale si sono prenotati più di 1.200 studenti. Sarà possibile seguire l’evento via streaming.

Costruire un telescopio sott’acqua può sembrare bizzarro: perché mai scegliere il fondale marino come location? “Abbiamo bisogno di schermare i raggi cosmici”, spiega Emilio Migneco, coordinatore del progetto Km3Net. I chilometri d’acqua sopra l’antenna, in pratica, svolgeranno la stessa funzione della montagna che sovrasta i laboratori nazionali del Gran Sasso. “A differenza delle altre particelle, i neutrini interagiscono pochissimo con la materia e possono attraversarla indisturbati”. Compito di Km3Net sarà fotografare il passaggio subacqueo dei neutrini, o meglio i lampi (effetto Cherenkov) emessi nelle rare collisioni dei neutrini con le particelle di materia. Dalla traiettoria di queste scie luminose che s’accendono nelle profondità marine, i fisici sono in grado di risalire al percorso dei neutrini e seguirli a ritroso fino alla loro origine cosmica, come collisioni cosmiche o esplosioni di supernovae.

“L’occhio del telescopio sarà costituito da 12 mila sfere di vetro capaci di resistere fino a 600 atmosfere di pressione. Ogni sfera è dotata di 31 fotomoltiplicatori, disposti lungo 300 torri verticali alte 1000 metri, che andranno quindi a coprire un’area di svariati chilometri quadrati, da cui il nome del progetto”, prosegue Migneco. Ecco come funziona. “I sensori fotomoltiplicatori ricevono il segnale luminoso e lo trasformano in segnale elettrico, che viaggia lungo un cavo sottomarino in fibra ottica fino alla stazione a terra, a 80 km di distanza, dove il segnale verrà elaborato”.

Dal punto di vista ingegneristico e tecnologico, l’impresa è ambiziosa. “Per la costruzione di Km3Net useremo anche robot sottomarini teleguidati”. Ma può contare sull’esperienza maturata grazie ai progetti piota Antares, Nestor e Nemo, realizzati rispettivamente al largo di Tolone (Francia), Pylos (Grecia), e in Sicilia.

Tra quattro anni le prime torri dovrebbero esser pronte a ricevere i neutrini. “Ci aspettiamo di scoprire da dove hanno origine queste enigmatiche particelle”, dice Migneco. “Potremmo scoprire fenomeni ancora sconosciuti”. Si apre una nuova finestra, o meglio un oblò, sull’Universo.

Crediti immagine: INFN

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