CRONACA

Nonsolomammiferi: anche gli insetti capaci di astrazione

CRONACA – Il cervello degli insetti riesce non solo a costruire dei concetti astratti, ma anche a manipolarli. E non è tutto: è anche capace di mettere insieme due concetti diversi per prendere una decisione di fronte a una nuova situazione. Questo risultato del tutto inaspettato è stato ottenuto dal gruppo di Martin Giurfa al centro di ricerche sulla cognizione animale dell’università di Tolosa, in Francia, in collaborazione con Adrian Dyer, dell’università di Melbourne, Australia. Una simile capacità, che si riteneva propria degli umani e di qualche primate, dimostra la possibilità di analisi cognitive sofisticate anche in assenza di un linguaggio e nonostante un’architettura neurale miniaturizzata. I risultati, pubblicati sulla rivista PNAS, rimettono in causa risultati che sembravano acquisiti, sia nel campo della cognizione animale sia in quello della psicologia umana.

La cognizione umana, e soprattutto le nostre capacità matematiche e linguistiche, si basano sulla nostra capacità di manipolare dei concetti. Nella vita quotidiana, i concetti che collegano oggetti distinti da regole di relazione del tipo stesso, diverso da, più di, sopra a hanno un ruolo preponderante. Per esempio, un automobilista è guidato da una rete piuttosto ampia di concetti, come i colori del semaforo o i segnali stradali. L’importanza dei risultati del gruppo di Giurfa sta nell’aver dimostrato che questa capacità non è propria soltanto agli esseri umani e di qualche primate, ma è probabilmente ben più diffusa. Di sicuro, esiste tra gli insetti.

I ricercatori hanno infatti dimostrato che le api riescono a creare e manipolare concetti al fine di accedere a una fonte di nutrimento. Un insieme di api è stato addestrato a entrare in una cassetta trasparente, divisa in due parti, e a raccogliervi all’interno una soluzione zuccherata. All’interno del contenitore, le api si trovavano di fronte a due stimoli, ognuno dei quali era posto su una partizione della cassetta. Ogni stimolo era composto di due immagini distinte, l’una sopra l’altra o l’una a fianco all’altra. Al centro di ogni coppia di immagini i ricercatori hanno messo un tubicino cavo, che rilasciava o una ricompensa (dell’acqua zuccherata) o una punizione (una goccia di chinina). In questo modo, le api erano ricompensate per un concetto (per esempio, al di sopra di) ed erano punite per l’altro (a fianco a). Le immagini venivano costantemente variate, mantenendo le relazioni ‘al di sopra di’ e ‘a fianco a’, e analogamente varivano le le loro rispettive associazioni alla ricompensa e alla punizione. Al termine di una trentina di prove, le api riuscivano a riconoscere senza errori la relazione che le avrebbe guidate verso l’acqua zuccherata.

Uno dei test è consistito nel mettere le stesse api davanti a nuove immagini. Il solo punto comune con le figure d’addestramento era la loro disposizione: ‘l’una sopra l’altra’, e ‘l’una a fianco all’altra’. Le api, benché non avessero mai visto le nuove immagini, hanno scelto correttamente l’obiettivo in funzione di queste relazioni d’ordine astratto.

Inoltre, durante l’addestramento, le immagini al centro delle quali si trovava la ricompensa erano sempre diverse tra loro. Per sapere le le api avessero imparato anche questa relazione di differenza, i ricercatori hanno messo le api di fronte a nuovi stimoli le cui immagini costituenti rispettavano la relazione ricompensata (per esempio, ‘l’una sopra l’altra’) ma che erano o differenti o identiche. Le api hanno ignorato gli stimoli fatti d’immagini identiche, dimostrando così che oltre ai concetti di ‘al di sopra di’ e ‘a fianco a’, manipolavano, nel prendere una decisione, anche il concetto di differenza.

Lo studio di Giurfa e colleghi rimette in causa l’idea che sia necessario il cervello di un mammifero, di dimensioni maggiori, per l’elaborazione di un sapere concettuale; dimostra anche che la formazione di concetti è possibile in assenza di linguaggio. L’eccezionalità dell’essere umano rispetto agli altri animali, alla base della concezione antropocentrica della realtà, sembra così diventare un po’ meno eccezionale.

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