LA VOCE DEL MASTER

Pallido è sano

LA VOCE DEL MASTER – Se la smettessimo di inseguire la tintarella senza se e senza ma la nostra pelle sarebbe più pallida ma sicuramente più sana. Già, perché a stare troppo (o in maniera sbagliata) a pelle nuda sotto il sole, si aumentano i rischi di svegliare un nemico pericolosissimo della nostra salute, il melanoma cutaneo. Dati alla mano: in Italia 7000 nuove diagnosi all’anno. Mortalità media: 5-6 persone ogni 100.000. Età dei malati: 30-60 anni. La stessa in cui la maggior parte di noi fa i figli o tocca i picchi più alti della propria carriera. Vale davvero la pena di correre il rischio solo per un colorito più “vivace”?

Ne abbiamo parlato con Antonina Agolzer, dermatologa che si occupa di prevenzione oncologica cutanea.

Si sta/come d’estate/sugli sdrai/le scottature

Il rischio di melanoma aumenta in seguito alle ustioni solari. Per ustione non intendiamo necessariamente quella di terzo o secondo grado; bastano quelle di primo grado con un bel rossore e successiva desquamazione.

Ci si scotta di solito in conseguenza a un’esposizione al sole intermittente e molto intensa. Così facendo non si dà il tempo al proprio corpo di difendersi dall’aggressione dei raggi UV attraverso una produzione corretta di melanina che invece, quando indotta in modo graduale, ha una funzione protettiva sulla cute.

Le ustioni solari ripetute possono causare gravi danni ai melanociti, le cellule che producono la tanto amata melanina. Queste cellule hanno una “memoria” e se vengono sollecitate in questo modo possono andare in cortocircuito, e originare i  nevi  (o nei), più o meno propensi a sviluppare il melanoma. Chi ha molti nei da adulto, ed è quindi maggiormente a rischio di sviluppare il melanoma, è quasi sempre una persona che, da piccola, si è esposta molto al sole, spesso scottandosi.

Chi rischia di più sono quelli che se ne stanno tutta la settimana in ufficio e durante il week end vogliono diventare per forza scuri e che per questo infrangono tutte le possibili regole di prevenzione del cancro alla pelle: stanno al sole anche nelle ore centrali della giornata, usano creme con fattori di protezione estremamente inadeguati per il loro fototipo o addirittura non le usano affatto. Una full-immersion di sole a inizio stagione, quei due-tre giorni con la faccia paonazza e lucida di doposole e poi per qualche settimana l’agognata tintarella. Attenzione però, che il prezzo da pagare è alto. E se siamo biondi e con gli occhi chiari rischiamo di pagare con molta più probabilità degli altri, proprio perché l’induzione della melanina in noi è più lenta rispetto che nelle persone dal fascino mediterraneo.

Ma perché ci si ritrova a bramare i week end di fuoco pur di ritornare ambrati il lunedì in ufficio? «Perché per noi vale ancora il dictat che la persona “arrivata”, di successo, è quella con aspetto sano e che ha un aspetto sano proprio perché è abbronzata. Chiediamoci fino a che punto questo sia vero: passi per i giovani, ma con gli anni la tendenza si inverte e le persone più si abbronzano, più si “macchiano”. La pelle infatti durante l’invecchiamento perde la sua capacità di organizzare la melanina in maniera ordinata e si creano quegli inestetismi indelebili, le macchie appunto» dice la Dottoressa Agolzer.

Demolito il mito dell’insidiosa bellezza ambrata-a-tutti-i-costi, un reminder su come prendere il sole in sicurezza: «Evitiamo le ore centrali della giornata e usiamo la crema giusta. E attenzione: essere avvolti nell’aura protettrice della crema non autorizza a stare al sole 5 ore di fila quando uno è ancora bianco. E se proprio vogliamo amplificare il colorito in modo sano e naturale, mangiare frutta colorata e assumere gli integratori alimentari aiuta molto».

Si stava meglio quando si stava peggio

«O meglio: il problema dell’alta incidenza del melanoma al momento in Italia è in parte il regalo di comportamenti errati legati al boom economico degli anni ’80-’90, come dimostrano studi epidemiologici. Per fare un esempio, molta gente ha scoperto in quel periodo le vacanze del tipo “settimana ai Caraibi”, “settimana a Sharm El Sheik”, “offerta last minute per le Canarie”. Il boom economico ha consentito l’instaurarsi di un nuovo turismo, a cui molte più persone partecipano, spesso esponendosi al sole anche durante l’inverno» dice Agolzer. «Vacanze così sono via via diventate uno status symbol, un valore in più che il lavoratore raggiunge e si può permettere. Gli studi inoltre mostrano anche un collegamento fra un maggior incidenza di melanoma e uno status economico medio-alto». Dunque maggior disponibilità economica (e da qualche anno voli low-cost facilmente abbordabili) possono aumentare il rischio di comportamenti errati. Chissà che la crisi economica non ci riporti un po’ con i piedi per terra.

Lampada sì, lampada no

«Uno dei problemi legati all’alta incidenza di melanoma cutaneo in Italia è quello delle lampade, assieme al fatto che in merito al loro impiego non c’è un’adeguata regolamentazione» sostiene la Agolzer. Infatti a tale proposito ricordiamo un decreto legislativo emesso l’anno scorso in cui è stato proposto il divieto ai minorenni di esporsi alle lampade UV dei solarium, e che allo stesso tempo si prefiggeva di limitare l’uso delle lampade a luci pulsate ai medici, escludendone i centri estetici, nei quali vengono usate per l’epilazione.

Mentre la prima parte del decreto è stata approvata e quindi i solarium che trasgrediscono e prestano servizio a  minorenni rischiano la chiusura, alla proposta riguardo le limitazioni d’uso per la luce pulsata è stato fatto ricorso. «Questo è molto grave in quanto se queste luci vengono utilizzate in modo non consapevole e se soprattutto vengono applicate sui nevi, possono compromettere lo stato di salute». Ovviamente dobbiamo pensare che dietro ci sono gli interessi di chi produce i macchinari per le luci pulsate, che ha tutto da guadagnare se può vendere il suo prodotto, oltre che ai medici, ai saloni di bellezza.

E pensare che avremmo l’esempio dell’Australia da seguire, dove la prevenzione è tale che i bambini non vengono accettati a scuola se non indossano un buon cappello protettivo e non si portano sempre con sé la crema solare da spalmare durante gli intervalli all’aperto. «L’Australia è un altro pianeta, dove a causa di anni e anni di gravissime forme tumorali alla pelle la protezione dal sole è parte integrante dei decaloghi di comportamento responsabile delle persone».

Da noi invece l’aspetto preventivo viene ancora sottovalutato. «Soprattutto tra gli uomini, e in particolare da quelli di mezza età. Ciò nonostante, va fatto un discorso di merito alle mamme di oggi, che sono invece molto brave: stanno attente alla pelle dei loro bambini, applicano loro protezioni alte e anche in questo periodo di crisi comprano in farmacia il meglio per i figli».

E brave mamme! I papà però imparino.

Crediti immagine: hristopherallisonphotography.com

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