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Scienziati al vertice: come va all’estero

JEKYLL – Qual è il presidente della repubblica che vanta, nel suo curriculum, un PhD in biologia molecolare all’Università di Torino? Se trovate che le provette non si addicano ai vari Einaudi e Gronchi, niente paura: non stiamo parlando dell’Italia. La risposta è Bamir Topi, presidente dell’Albania dal 2007.

E chissà se, in un angolino appartato dell’ultimo G8, Angela Merkel e Hu Jintao hanno mai discettato dell’equazione di Navier-Stokes. Entrambi la conoscono molto bene: Merkel ha una laurea in fisica e vanta un PhD in chimica quantistica; Hu è laureato con lode in ingegneria idraulica.

Su 193 stati riconosciuti dalle Nazioni Unite, in tutto 28 annoverano capi di stato o di governo con lauree o PhD in discipline tecnico-scientifiche. Fra questi, ben 7 in Africa, equamente distribuiti tra il Maghreb e il continente subsahariano. E il vecchio continente? Se la cava bene, con una decina di capi di stato e di governo usciti dalle diverse facoltà scientifiche o tecnologiche d’Europa. Ma il contributo maggiore viene da est: Serbia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ucraina, Lettonia e Lituania beffano i propri cugini occidentali, che devono accontentarsi di Elio di Rupo, primo ministro del Belgio frutto di sofferte consultazioni tra fiamminghi e valloni.

Ecco qua una carrellata di CV fra scienza e politica:

 

Crediti per l’immagine di apertura: Flickr/ILRI (photo credit: ILRI/Njoroge).

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