IL PARCO DELLE BUFALE

Il piezonucleare e la prova finestra

IL PARCO DELLE BUFFALE – Dopo le critiche alle misure del prof. Carpinteri et al. da parte dei suoi dipendenti all’Istituto nazionale di metrologia (INRiM), due talebani tosco-emiliani proseguono la demolizione aiutati dalle perfidie di un nuovo arrivato. Il prof. Carpinteri è stato risparmiato dal ministro Profumo, la custode ha un cuore pure lei. Ma c’è di mezzo la statistica e se la toccano dov’è il suo debole

Nella loro picconataGianni Comoretto dellOsservatorio di Arcetri e Marco Prevedelli dell’Università di Bologna dubitano che nello spaccare mattonelle di granito, A. Carpinteri et al. abbiano spaccato pure dei neutroni. Il prof. Giancarlo De Marchis ha fatto una traduzione italiana delle obiezioni e questo commento :

L’assunto di base  è che la rivelazione di particelle (neutroni, protoni, elettroni, fotoni…) è governata dalla statistica di Poisson. In base a tale statistica posso idealmente dividere l’intervallo di osservazione in tempuscoli uguali di durata tale che all’interno di ognuno venga vista una particella oppure nessuna.

Qualunque intervallo di misura io poi effettivamente assuma, il numero di particelle sarà SEMPRE intero, non si possono spezzare i neutroni in frazioni di neutroni. Quello che i due autori contestano ai lavori esaminati (vedi bibliografia, ndr), è che di tutto ciò non vi sia riscontro nei dati riportati. I conteggi sono frazionari, cosa impossibile, e la statistica non può definirsi poissoniana, mancando le fluttuazioni previste ed inevitabili sia nella radiazione di fondo sia nei neutroni di frattura.

Parrebbe quasi che il rivelatore non abbia funzionato mai.

Che la presa fosse infilata male come per i neutrini del tunnel ministeriale? No, dopo i primi minuti, lo strumento registrava stabilmente 2,7 neutroni. I neutroni fratti in curiosi intervalli di tempo si basano sulla teoria dello spazio-tempo deformato. Sembrano un tantino miracolosi, ma come dice il “prof.” Cardone,

sono un dono della divina Provvidenza. Noi ci siamo sempre gloriati di essere stati un laboratorio cristiano a maggioranza cattolica.

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La fede di Franco Pavese, ex ricercatore dell’INRIM, è ignota. Ritiene che i dipendenti del prof. Carpinteri e i due talebani abbiano scomodato Poisson per insinuare il dubbio di un’astuta falsificazione. L’incompetenza del prof. Carpinteri et al. è talmente palese, scrive, da escludere ogni astuzia.

La custode non esclude alcunché prima di una prova finestra di Fourier e/o trasformata Z ponderata a ondicella. In tale attesa, traduce le Conclusioni del prof. Pavese, sostituendo per chiarezza “gli autori della pubblicazione originale” con Carpinteri et al..

Una spiegazione semplice, derivata dal modo abituale (scorretto) di Carpinteri et al. di riportare i dati da assay, potrebbe bastare a spiegare alcune regolarità delle tabelle I-II, senza invocare impossibili correlazioni tra i dati. In tal caso, la fortissima inferenza di Amato et al. – “i dati di composizione chimica pubblicati da Carpinteri et al. non possono essere il risultato di misure indipendenti”  – forse non è suffragata dall’esistenza di valori identici negli assays. Magari sono semplicemente dovuti alla bassa risoluzione e precisione di dati riportati in maniera scorretta.

Se i dati fanno pena e son scritti male,

diventa ovvio il motivo per cui in metrologia è di rigore seguire alcune regole semplici nel riferire dati sperimentali: in particolare, limitare le cifre a quelle significative; indicare sempre l’incertezza associata ai dati e avvertire il lettore in caso di guard digits aggiunti per evitare possibili errori dovuti alla propagazione dell’arrotondamento se questo fosse cruciale (in questo caso non lo è). Sotto questo aspetto, è probabile che gli autori e la rivista Strain dovrebbero badare di più al fatto che altrimenti possono crearsi malintesi.

Ed essendo il prof. Carpinteri presidente dell’INRiM, la frecciata del prof. Pavese centra il bersaglio. Purtroppo non entra nel merito della scoperta: la trasmutazione piezonucleare del ferro in alluminio con produzione di energia in eccesso grazie all’emissione di neutroni forse fratti e di sicuro innocui.

Il presente commento non intende valutare la validità fisica dei dati o le conclusioni tratte da Carpinteri et al. Tuttavia, sarebbe auspicabile che gli autori, oltre a fornire  nuovi risultati numerici, li rendessero più facilmente verificabili, per es. evitando cambiamenti inutili di unità, fornendo un budget particolareggiato delle incertezze e una discussione ampia dei possibili errori sistematici che possono inficiare i risultati.

Anche la fede del prof. Pavese nella conservazione dell’energia e altri principi della fisica e della chimica è ignota. Forse agnostico, conclude

In considerazione delle incoerenze apparenti nel metodo e nei dati di Carpinteri et al., sarebbe inoltre auspicabile una verifica dei loro risultati. Andrebbe forse suggerito agli autori di accettare volentieri un arbitraggio indipendente, quale via di uscita dalle questioni sorte dal mero esame dei dati incompleti o insufficienti pubblicati finora.

La frecciata finale allude al paradigma introdotto dai fisici dell’Università di Bologna per la fusione fredda dell’ing. Rossi e del prof. Focardi. In poche parole, gli scienziati sono pagati non per far buona ricerca, ma per verificare quella “scorretta” dei colleghi. Il che porterà senz’altro a magnifiche sorti progressive.

Bibliografia

[1] Carpinteri, A., Cardone, F., and Lacidogna, G., “Piezonuclear neutrons from brittle fracture: Early results of mechanical compression tests,” Strain 45, 332–339 (2009).

[2] Cardone, F., Carpinteri, A., and Lacidogna, G., “Piezonuclear neutrons from fracturing of inert solids,” Physics Letters A 373, 4158–4163 (2009).

[3] Carpinteri, A., Borla, O., Lacidogna, G., and Manuello, A., “Neutron emissions in brittle rocks during compression tests: Monotonic vs. cyclic loading,” Physical Mesomechanics 13.5-6, 268–274 (2010)

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