JEKYLL

L’armageddon? Una questione di NEO

JEKYLL – Qualche giorno fa la terra è stata spettatrice di un evento astronomico particolarmente insolito. Un grosso NEO (near earth object), l’asteroide 2012 LZ1, ha incrociato l’orbita terrestre. La particolarità? LZ1 è stato scoperto praticamente in concomitanza con il suo massimo avvicinamento al nostro pianeta. Sembrerebbe l’inizio di film di fantascienza catastrofisti come Deep Impact o Armageddon, ma fortunatamente non abbiamo avuto bisogno dell’intervento salvifico di Robert Duvall o di Bruce Willis. L’avvicinamento è stato indolore al punto da passare quasi inosservato.

Scoperto il 10-11 giugno da Rob McNaught, del Siding Spring Observatory in Australia, l’asteroide ha una dimensione di 502 metri di diametro ed è così luminoso che lo Slooh Observatory il 14 giugno ha organizzato un live webcast nel momento di massimo avvicinamento dell’oggetto alla Terra (5,3 milioni di chilometri, pari a 14 volte la distanza della Terra dalla Luna). Sebbene non vi sia stato alcun pericolo che l’asteroide potesse collidere con la Terra, 2012 LZ1 è stato classificato come Potentially Hazardous Asteroid (PHA), potenzialmente in grado di minacciare seriamente la vita sulla Terra in un ipotetico impatto, in quanto possiede un diametro superiore ai 150 metri e la sua orbita interseca quella terrestre entro i 7,4 milioni di chilometri dal nostro pianeta.

La recente ed inattesa scoperta di LZ1 non è un fenomeno isolato. Finora il programma della NASA specificamente dedicato alla identificazione, catalogazione e monitoraggio dell’orbita dei NEO, compresi i PHA, ha identificato circa 9000 fra asteroidi e comete, di cui circa il 10% è rappresentato dai PHA. Secondo la scala di pericolo, o Scala Torino, combinando la probabilità statistica e il potenziale danno derivato dall’energia cinetica sprigionata dall’impatto stesso, nei prossimi cento anni nessuno dei 403 NEO che orbiteranno attorno alla Terra sarà in rotta di collisione con il nostro pianeta.

Nonostante le confortanti prospettive, si può effettivamente affermare che non esista alcun rischio? Lo abbiamo chiesto all’astronomo amatore Ernesto Guido del Remanzacco Observatory, che assieme a Nick Howes e a Giovanni Sostero ha prodotto e pubblicato il primo filmato del passaggio ravvicinato di LZ1.

L’asteroide 2012 LZ1, che è appena transitato “vicino” (5,3 milioni di chilometri) alla Terra e di cui è stato possibile osservare in diretta il passaggio ravvicinato il 14 giugno, era stato scoperto solo pochi giorni prima da Rob McNaught e colleghi. Quanto è difficile identificare un NEO? Quali sono le tecnologie richieste?

«Oggi esistono diverse survey professionali dislocate nei luoghi più adatti all’osservazione astronomica sul nostro pianeta, che si occupano di andare alla ricerca di questi oggetti usando tutte le notti utili a loro disposizione. Per questo tipo di ricerca c’è bisogno di telescopi di grande diametro e camere CCD di ultima generazione che siano in grado di coprire grandi aree di cielo con una singola posa e raggiungere con pose quanto più brevi possibili magnitudini sempre più profonde. Inoltre c’è bisogno di computer e software altrettanto sofisticati che riescano a gestire una tale quantità di dati. E poi si richiede una certa coordinazione tra le survey esistenti, in modo tale da coprire zone di cielo sempre più grandi senza sovrapporsi inutilmente (riprendendo per esempio la stessa zona di cielo).»

Chiedo scusa per la domanda “all’Armageddon”: spulciando le statistiche del programma NEO della NASA ci si rende conto che fra i NEO identificati non ne esistono di “problematici”. Siamo al sicuro?

«Nessuno dei PHA attualmente conosciuti è in rotta di collisione con il nostro pianeta. Gli astronomi della NASA che lavorano sui dati ricavati dal telescopio spaziale WISE hanno da poco pubblicato un nuovo rapporto con i risultati preliminari di un’analisi delle sub-popolazioni all’interno dei NEO. I ricercatori hanno usato i dati riguardanti gli asteroidi effettivamente scoperti durante la missione WISE per dedurre il numero totale di oggetti PHA. Secondo questo rapporto ci dovrebbero essere là fuori in totale 4700 PHA. Poiché fino ad oggi abbiamo scoperto quasi 1300 PHA, se la stima estrapolata dai dati WISE è corretta, abbiamo scoperto circa il 20% -30% della popolazione totale. Mentre per quanto riguarda i PHA più grandi, l’analisi mostra che oltre il 90% dei PHA superiori a 1 km sono già stati scoperti. Poi ovviamente ci sono anche gli asteroidi più piccoli di 100 metri che rappresentano comunque una minaccia, sono molto più numerosi e difficili da trovare e al momento solo una piccola parte di questi oggetti è conosciuta rispetto al totale. Quando la ricerca sui NEO era nei suoi primi anni, si era soliti dire che “in tutto il mondo il numero di scienziati attivi nella ricerca degli asteroidi è inferiore a quello del personale di un McDonald’s”. Fortunatamente le cose oggi sono migliorate un po’. Nuove e sofisticate survey professionali sono attive nella ricerca di questi oggetti, coadiuvate da decine di astrofili di tutto il mondo che su base volontaria ne fanno il follow-up dando un contributo importante per la conferma e per la caratterizzazione delle loro orbite.»

Insomma, Robert Duvall e Bruce Willis possono aspettare, per ora non ci sarà alcun Armageddon.

I 403 NEO che si avvicineranno alla Terra nei prossimi cento anni. Crediti: Livia Marin
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