JEKYLL

Comunicare la matematica

Intervista ad Alexander Bellos

JEKYLL – Come si concilia la matematica con il giornalismo? L’abbiamo chiesto ad Alex Bellos, laureato in matematica a Oxford, giornalista e vincitore del Premio Galileo 2012 per la divulgazione scientifica con il libro Il meraviglioso mondo dei numeri.

Alex Bellos, che cosa l’ha spinta a scrivere un libro sulla matematica?

Fin da quando ero un ragazzo la matematica è stata la mia materia preferita, il mio primo amore; e ho continuato a studiarla fino all’università. Poi però non me ne sono più occupato: sono diventato un giornalista e ho trascorso vent’anni a scrivere. Ma a un certo punto mi sono chiesto come unire la mia passione per la scrittura con quella per la matematica, perché, da quanto ne so, ci sono pochissimi giornalisti o scrittori con un background in matematica come me. Volevo usare la mia professionalità di giornalista, (ero corrispondente per il Guardian in Sudamerica) per trovare un modo per rendere la matematica accessibile e divertente. 

Quali sono le principali difficoltà che ha incontrato nella comunicazione e nello scrivere di matematica?

Una delle difficoltà consiste nel fatto che ognuno ha un diverso ritmo nella comprensione della matematica. Poiché scrivevo per il lettore medio, dovevo scegliere un tema che fosse accessibile a tutti, sia per chi capiva facilmente, sia per chi aveva bisogno di più tempo. Per accontentare questi due diversi tipi di lettori si deve trattare l’argomento come se si raccontasse una storia e i personaggi da intervistare come se fossero delle pop star. Si deve inoltre ridurre al minimo la quantità di numeri e di equazioni, perché altrimenti il lettore perde la voglia di leggere. Il libro deve essere fatto soprattutto di parole, non di numeri.

Un altro requisito importante, se si scrive di matematica, è che occorre essere molto precisi ed esatti. Parlando di un triangolo, non si possono usare altre parole per definirlo. Ma il lettore, se trova troppo spesso questa parola, si annoia. Scrivere un buon pezzo di divulgazione della matematica è un po’ come scrivere una dimostrazione matematica, come per esempio trovare la via più brillante per passare da A a B.

Come si è avvicinato al mondo del giornalismo?

Quando ero a scuola, ho sempre scritto per il giornale scolastico. Nel corso della prima settimana all’università di Oxford andai alla riunione di redazione e mi offrii come volontario. Un paio di settimane dopo lavoravo al giornale e l’anno seguente ne divenni il redattore. Dopo aver finito l’università, oltre a una laurea in matematica avevo accumulato così tanta esperienza nel giornale dell’università da decidere che quella sarebbe stata la mia strada. Il giornale universitario di Oxford ha prodotto molti giornalisti che hanno continuato poi a lavorare per i grandi giornali di Londra. Poiché per una buona carriera da giornalista è meglio iniziare da un giornale piccolo come apprendista, mi trasferii a Brighton, dove lavorai al quotidiano della sera per due anni. Lì imparai parecchie cose, come la stenografia, ascoltare le udienze in tribunale e partecipare a riunioni del consiglio. Successivamente, a Londra, trovai finalmente lavoro al Guardian. Se il giornale della sera di Brighton mi fece entrare ufficialmente nel mondo del giornalismo, a farmi muovere i primi passi fu il mio lavoro come volontario al giornale universitario.

Com’è stato vincere il Premio Galileo?

Una cosa del tutto inaspettata. Nel Regno Unito il mio libro, pur essendo stato nella rosa dei candidati per tre premi, non ha mai vinto nulla. Poi mi hanno chiamato dall’Italia. Quando mi sono trovato in mezzo al pubblico era come incontrare settecento lettori. La vita di uno scrittore è piuttosto solitaria, anche se non scrivo per me stesso ma per un pubblico. Trovarmi in una sala con così tante persone che hanno letto e apprezzato il mio libro è stato molto gratificante.

Per chi ha scritto il libro? Qual è il suo pubblico?

All’inizio il mio libro era destinato ad un pubblico adulto che ritiene di non amare la matematica, ma anche a persone che non avevano fatto più matematica dai tempi della scuola. Dato che la matematica contenuta nel mio libro è molto semplice, ho pensato che i matematici non avrebbero comprato il mio libro, trovandolo noioso. Invece lo hanno apprezzato perché raccontava delle storie, ed erano molto gratificati dal fatto che finalmente qualcuno avesse scritto un libro su di loro. Tanti adulti che credevano di non amare la matematica, dopo averlo letto, hanno cambiato idea. Molti l’hanno regalato ai giovani, alcuni anche ai loro figli, anche se io l’ho scritto per il lettore adulto medio. Penso che i ragazzi dai 14 anni in su riescano a capire senza il mio libro senza particolari difficoltà, perché pone nel giusto contesto molte nozioni che si imparano a scuola. Molti insegnanti mi hanno invitato a parlare nelle scuole. Pensavo che il mio lettore medio sarebbe stato il quarantenne che compra un libro sulla matematica all’anno, ma in realtà il mio pubblico è costituito da matematici, studenti, insegnanti di scuola: è un pubblico molto vario.

Crediti per la foto: alexbellos.com

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Peter Schulze
master in giornalismo scientifico digitale della SISSA