AMBIENTE

Il dado dell’estate

AMBIENTE – Una ricerca dell’Istituto Goddard della NASA, uscita sui PNAS, analizza le temperature estive degli ultimi sessant’anni e conferma che nell’emisfero nord ondate di calore, siccità e incendi son diventate più frequenti. Le emissioni di gas serra hanno “truccato” la distribuzione casuale della variabilità.

In agosto James Hansen, il climatologo che dirige il Goddard a New York, era solito prendersi alcuni giorni di vacanza per farsi arrestare mentre protesta davanti alla Casa Bianca o a qualche miniera di carbone, nella speranza di convincere il suo governo della necessità di limitare i gas serra. Quest’anno cambia tattica. Riprende l’analogia del dado che aveva usato nel 1988 in un’udienza del Congresso – in una giornata di caldo che pareva eccezionale – per illustrare quelli che all’epoca erano solo i risultati di modelli di simulazione del clima.

Il dado del clima ha due facce di estate fresca, diceva Hansen, due di estate media e due di estate calda. In un regime di variabilità naturale, sull’arco di un trentennio ogni faccia aveva un 33% di probabilità di uscire in un dato anno. In regime di riscaldamento accelerato, è come se le facce di estate calda fossero quattro. Pareva una semplificazione esagerata, invece oggi scrive con due co-autori:

Nelle medie stagionali, la distribuzione delle anomalie  si è spostata verso temperature più alte e la loro ampiezza è aumentata. Un cambiamento importante è l’emergenza di picchi estivi estremamente caldi, più caldi di tre deviazioni standard rispetto alla media climatologica (del trentennio precedente, ndr).  L’estremità calda che copriva molto meno dell’1% della superficie terrestre ora ne copre tipicamente il 10% circa.

Di conseguenza cambia il ciclo idrogeologico:

In atmosfera la quantità di vapore aumenta rapidamente insieme alla temperatura e in un mondo più caldo ci si aspettano piogge più estreme. Eventi che accadevano soltanto ogni 100 o 500 anni sono attesi con maggior frequenza.

Frequenza degli eventi al plurale: un singolo evento non è attribuibile di per sé al cambiamento climatico, precisano, e c’è parecchia incertezza nella curva a campana della distribuzione (2).

Nel 1988 sono stato ottimista, confessa Hansen sul Washington Post. Gli ultimi dati mostrano che il volume dei ghiacci terrestri cala – e il livello del mare si alza – più velocemente di quanto stimato. D’estate, insieme alle superfici terrestri colpite da alluvioni e siccità alterne aumentano i danni alle coltivazioni e agli allevamenti. I prezzi del cibo di base superano già il picco dell’inverno 2007-2008.

Ma c’è chi sostiene che il riscaldamento globale è finito e vanno indossati “sciarpe e cappelli”. E chi scrive addirittura che

ridurre le emissioni non serve assolutamente a nulla, anzi sostenerne l’urgenza e l’utilità è la più grande truffa degli ultimi due millenni.

(1) Rif. il confronto tra previsioni e misure nel 2006.

(2) Rif. la critica ben argomentata di G. Foster. Sembra più valida per la variabilità degli eventi estremi in generale che per quella del ciclo idrogeologico di cui si occupano principalmente Hansen et al.

Crediti immagine:ZeroOne

Grafico: da fig. 4, pag. 5,  J. Hansen et al. 2012

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