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Angry birds

NOTIZIE – No, non stiamo parlando di uno dei videogiochi più venduti della storia, non ci sono maialini verdi ladri di uova con dubbi gusti architettonici, solo degli uccelli davvero arrabbiati.
Stiamo parlando del Granatino comune, Uraeginthus granatina (nella foto). Si tratta di una specie molto territoriale, nota per le sue aggressioni repentine e violente contro qualsiasi intruso.
Eppure i granatini di James L. Goodson, neurobiologo all’ Indiana University, hanno perso quasi del tutto questo comportamento.
Perché?

Da tempo è noto il ruolo degli ormoni nell’innesco dell’aggressività in alcuni vertebrati, in particolare uno, il VIP (Vasoactive Intestinal Peptide) prodotto dall’ipotalamo (una delle parti più ancestrali del sistema nervoso dei vertebrati), e ancor più specificatamente nella ristretta area dell’ipotalamo anteriore. Goodson aveva già dimostrato come in diverse specie di passero l’aggressività sia direttamente correlata al livello dell’ormone nell’ipotalamo anteriore: era possibile eliminare completamente questo comportamento?

Il granatino era la specie ideale per lo studio, appena pubblicato su PNAS. Goodson ha introdotto a livello dell’ipotalamo anteriore dei soggetti, piccoli frammenti di DNA (oligonucleotidi antisenso) progettati per inibire la produzione di VIP nei neuroni specializzati.

Gli animali così trattati erano indistinguibili nel comportamento dai soggetti di controllo fino a che gli sperimentatori non introducevano un intruso nel territorio: benché riconoscessero l’intrusione, questo non era più “strapazzato”, come invece continuava ad avvenire immancabilmente nei granatini non manipolati.

Come scrive Ed Yong sul suo blog per Scientific American

 […] le loro reazioni verso gli intrusi sono cambiate dall’immediata scazzottata all’equivalente di un’aggressione verbale

Secondo Goodson, che ha ottenuto risultati simili anche su un’altra specie (il Diamante mandarino, Taeniopygia guttata), il prossimo passo è investigare l’esistenza di un meccanismo analogo nei mammiferi, poiché la regione cerebrale interessata è molto conservata in entrambi i gruppi.

Crediti immagine: Hans Stieglitz (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

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Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo abitualmente sull’Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza e collaboro con Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione. Ho scritto col pilota di rover marziani Paolo Bellutta il libro di divulgazione "Autisti marziani" (Zanichelli, 2014). Su twitter sono @Radioprozac