CULTURA

Déjà vu

“Un terremoto di magnitudo 4,1 in un’area come quella di Benevento non è preoccupante, è un’energia molto bassa rispetto alla potenziale sismicità dell’area.” A dire queste parole è Edoardo Cosenza, assessore regionale campano alla Protezione civile durante un vertice straordinario nella Prefettura di Benevento in seguito allo sciame sismico della notte precedente. E nell’incontro con la stampa, avvenuto a margine del vertice, aggiunge anche che “Lo sciame sismico è in fase decrescente.”

Qui il servizio di NTR24:

Sono parole molto simili a quelle pronunciate da De Bernardinis e colleghi al termine della riunione della Commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009, pochi giorni prima del terremoto dell’Aquila, parole che poi sono diventate il capo d’accusa nel processo ora in corso. Proprio due giorni fa i pubblici ministeri hanno chiesto quattro anni di carcere per i sette imputati, accusati proprio di avere indotto la popolazione, con le loro parole rassicuranti, a modificare i comportamenti naturali (e cioè trovare un rifugio sicuro fuori casa in caso di scosse forti).

Le affermazioni di alcuni partecipanti alla riunione della Commissione Grandi Rischi dell’Aquila di tre anni fa e quelle di ieri dell’assessore Cosenza comunicano un senso di normalità, e normalità è un termine ambiguo che, come spesso capita nella lingua, ha significati diversi a seconda del contesto. Normale, in un contesto scientifico, può voler dire che ciò che capita risulta compreso all’interno di modelli e teorie scientifiche consolidate, una cosa che ci si può aspettare dalle attuali conoscenze di un dato fenomeno (in questo caso, la sismicità dell’Appennino). E in questo senso, un terremoto nella zona dell’aquilano o del Sannio è assolutamente normale: infatti queste zone sono considerate ad alta pericolosità sismica. Per un approfondimento sul terremoto del Sannio si veda il blog INGVTerremoti.

Nel linguaggio comune, invece, normalità è ciò che consueto, quello che capita tutti i giorni, il solito… E per fortuna, anche nelle zone ad alta pericolosità sismica, non è “normale” che tutti i giorni capitino terremoti di magnitudo elevata. In questo caso si tratta di una normalità diversa. Le parole dell’assessore Cosenza vengono generalmente intese dalla maggior parte dei cittadini proprio in questo senso, che è il senso comune, rassicurante del termine “normalità”.

“Anche le accelerazioni registrate, che sono quelle che danno le forze sismiche che possono provocare i danni, sono piccolissime,” continua Cosenza, sempre riferendosi al terremoto di magnitudo 4,1, ma di contro, non accenna al livello di pericolosità dell’area espressa in termini di accelerazione massima del suolo, che è una delle più alte in Italia (0,25-0,276 g, dove g è l’accelerazione di gravità). L’assessore afferma anche che “La sequenza è sotto monitoraggio.”

Anche sul termine “sotto monitoraggio”, e sul termine spesso usato di “sotto controllo”, nascono delle ambiguità pericolose. Per gli scienziati e i tecnici, monitorare e controllare vuole semplicemente dire vigilare l’evolversi di un certo fenomeno attraverso una rete di appropriati strumenti di acquisizione, rilevazione e analisi dei parametri caratteristici del fenomeno stesso: si può monitorare la salinità del mare al variare delle stagioni, la temperatura del terreno sulle falde di un vulcano, o le oscillazioni della Terra in seguito ai movimenti delle masse rocciose del sottosuolo, cioè i terremoti. Monitorare non significa quindi in nessun modo essere in grado di influire sul fenomeno, modificarne l’evoluzione, interromperlo o anche solo mitigarlo o posticiparlo.

Nel linguaggio comune invece “avere una situazione sotto controllo” significa anche avere la possibilità di influire su di essa a piacimento o almeno entro certi limiti. Ecco quindi di nuovo che le parole “sotto monitoraggio” possono indurre un falso senso di sicurezza. Cosa che peraltro è stata incrementata dall’intervento di Ennio Blasco, prefetto di Benevento: “È stato comunque predisposto lo stato di attenzione per tutte le forze dell’ordine in via precauzionale,” aggiunge Ennio Blasco, che conclude “La popolazione deve rimanere particolarmente tranquilla e serena.”

Se qualcosa di buono può venire (e spero verrà) dal processo dell’Aquila, dovrebbe proprio essere una maggiore consapevolezza nella comunicazione di eventi di questo tipo. Le parole di De Bernardinis, che invitava la popolazione dell’Aquila a rimanere tranquilli perché il rilascio di energia della sequenza sismica allora in corso era sintomo che il terremoto si stava scaricando e quindi, in fin dei conti, una cosa positiva, dovrebbero essere un monito, un esempio da non ripetersi. È addirittura paradossale, assurdo, che a due giorni di distanza dalle richieste di condanna dei pubblici ministeri per gli imputati del processo dell’Aquila, che ha avuto una certa attenzione dei media, non sia emersa (almeno negli addetti ai lavori, come prefetti e assessori alla protezione civile) una ancorché minima consapevolezza dell’importanza delle parole e del loro impatto sui comportamenti.

Si ringrazia Concetta Nostro, sismologa dell’INGV, per la consulenza sulla sismicità della zona del Sannio e sulla terminologia appropriata.

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