AMBIENTEECONOMIA

Al cinema la battaglia del fracking

AMBIENTE – L’11 gennaio 2013 uscirà negli Stati Uniti Promised Land, l’ultimo film di Matt Damon. Una pellicola che potrebbe ricordare la famosa storia di Erin Brockovich anche se questa volta il tema centrale è il fracking (o fratturazione idraulica), la tanto discussa tecnica di estrazione di gas naturale dal sottosuolo.

In Promised Land i cittadini di Dimock, paesino della Pennsylvania, si troveranno a lottare contro una multinazionale che intende sfruttare la zona per estrarre il prezioso gas naturale. Matt Damon, nei panni di Steve Butler, un rappresentante dell’azienda, cercherà di convincere le persone che non esiste alcun pericolo nella tecnica del fracking, che anzi, può portare benifici energetici ed economici a tutti.

Ma secondo un professore (interpretato da Hal Holbrook) e un agricoltore della zona (John Krasinski) la realtà è ben diversa. Il processo di estrazione e lavorazione del gas porta all’inquinamento delle falde acquifere causando danni pesanti alla salute delle persone e alle coltivazioni.

Promised Land è un film sul quale molti sono pronti a scommettere, per la capacità della sceneggiatura (scritta da Damon e Krasinski) di intrecciare problematiche economiche e ambientali (di grande attualità soprattutto negli USA) a vicende umane, tratte da storie vere. In particolare, quel che sembra una garanzia per l’ottima riuscita della pellicola, è il team che sta lavorando alla produzione cinematografica. Con Gus Van Sant (regista di Milk, Elephant e Paranoid Park) e Matt Damon è stata infatti riproposta la coppia vincente che con Will Hunting è stata premiata agli Oscar nel 1997.

Il successo di Promised land è solo questione di tempo? In realtà, da qualche giorno, sembra che il progetto di Matt Damon e soci non proceda proprio a gonfie vele.

Sono infatti riemerse delle critiche pesanti che già dallo scorso aprile erano state mosse al film dagli autori di FrackNation, un documentario pro-fracking che verrà realizzato grazie ai contributi raccolti in rete attraverso kickstarter.com.

Phelim Mc Aleer, produttore di FrackNation, assieme agli altri autori del documentario, ha infatti accusato lo staff di Promised Land di dire della falsità sugli effetti della fratturazione idraulica del sottosuolo.

Secondo Mc Aleer  l’inquinamento delle falde acquifere non viene confermato dai dati scientifici e i fenomeni di concentrazione di metano nelle reti idriche non sarebbero dovuti alla tecnica di estrazione artificiale del gas ma a cause naturali.

Gli autori di FrackNation ricordano come nel 2008, l’EPA (US Environmental Protection Agency), avesse in effetti individuato nel fracking la causa dell’inquinamento dell’acqua nella zona di Dimock, con alte percentuali di metano e altri contaminanti potenzialmente cancerogeni.

Ma tra il 2011 e il 2012, l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente, rimonitorando la stessa zona, ha dichiarato che la percentuale di contaminanti nell’acqua era trascurabile, scagionando indirettamente le multinazionali del gas.

Nel frattempo le riprese di Promised Land non si sono certo interrotte ma secondo Mc Aleer, gli autori del film hollywoodiano hanno mantenuto il taglio anti fracking fondato su storie e testimonianze false.

Ma c’è di più. Promised Land sarebbe finanziato in parte dalla UAE (United Arab Emirates)  concorrente principale delle multinazionali americane del gas  e per questo, secondo Mc Aleer, si spiegherebbe la posizione anti-fracking del film.

A finire sotto accusa anche Gas Land, documentario del 2010 (premiato al Sudance Film Festival e con tanto di nomination agli Academy Award), del giovane regista John Fox, il primo a portare in sala il problema del fratturazione idraulica. Fox che adesso sta preparando Gas Land 2, è quello che si può definire videomaker-attivista. Indipendente, partito da zero, ha dato vita ad una vera e propria community online anti-fracking.

A questo punto sono molti gli interrogativi che rimangono senza risposta. Matt Damon e soci sono veramente così legati agli Emirati Arabi? La community attorno a GasLand è pura finzione? Perché negli anni varie star hollywoodiane come Robert Redford, Debra Winger, Mark Ruffallo e lo stesso Matt Damon si sono schierate contro le multinazionali americane del gas? D’altra parte, perché proprio adesso un documentario come FrackNation? Chi lo vuole veramente? E ancora, perché un retro front da parte dell’EPA nell’arco di soli tre anni?

Per fare un pò di chiarezza, non resta che aspettare gennaio, quando la battaglia del fracking si sposterà direttamente nella sale cinematografiche, e non solo.

Crediti immagine: ProgressOhio (Flickr)

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