POLITICA

Seppuku

POLITICA – L’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) e il ministro Francesco Profumo fanno discutere nelle gazzette e nel Parlamento. Riassumiamo i fatti e ne parliamo con Ezio Puppin, presidente del CNISM.

Istituita con DPR 1 febbraio 2010, n.76 e dalla missione definita con decreto ministeriale n. 76 del 7 giugno 2012, l’ANVUR doveva reinventare la ruota. Dalla riapertura delle scuole sbaglia i compiti, riferiscono i collaboratori di ROARS. Parametri modificati in corso d’opera tra Castello kafkiano e Bel Paese suggeriscono che il sistema da valutare abbia sopraffatto i suoi valutatori, provocando un’alleanza bipartisan contro il ministro proprio mentre egli indigna i fautori del Concordato. Una mossa, quest’ultima, che il prof. Puppin ritiene azzardata (link redazionali):

Nei giorni scorsi il ministro Profumo ha compiuto una sorta di seppuku? In una festa di Sinistra Ecologia Libertà ha dichiarato di voler trasformare l’ora di religione in un ora dedicata allo studio delle religioni. Come recita l’antico adagio, scherza coi fanti ma lascia stare i santi. Si può essere d’accordo o meno con questa posizione, ma colpisce che un uomo attentissimo ai rapporti di potere abbia fatto un simile passo falso. Siamo in Italia, diamine.

A noi pare una buona idea, ma forse non era il momento. Una mozione parlamentare “bipartisan” afferma infatti che le direttive date dal ministro per reclutare professori universitari sono in contrasto con la legge. A scriverlo, oltre a Paola Binetti ed Eugenio Mazzarella del PD, c’è proprio l’artefice della legge Mariastella Gelmini del PdL, titolare del MIUR nel governo precedente. Argomento del contendere e di alcune cause intentate da gruppi di docenti e ricercatori, spiega Ezio Puppin che insegna e fa ricerca al Politecnico di Milano,

è che per far carriera bisogna aver superato certe soglie relative al numero di pubblicazioni, citazioni e simili. Criteri opinabili e difficili da verificare.

Opinabili per esempio perché tra le riviste in cui sono pubblicati i lavori da valutare sono state incluse testate insolite.

L’obiezione del prof. Puppin – al quale abbiamo chiesto un intervento – è motivata, però sono criteri non esclusivi e adottati in altri paesi senza troppi danni. L’ANVUR aveva parecchi modelli da adattare alla situazione italiana (per una volta i francesi non se la cavano male). Glielo impediscono direttive che sembrano esprimere una sfiducia nelle competenze di chi dirige università e centri di ricerca. Sfiducia a volte giustificata, ma in questi casi servono provvedimenti diversi da regolamenti e procedure per la valutazione…

Meglio chiudere l’ANVUR? Riformarla? Lasciarla sprecare altro tempo, denaro e credibilità? E ci piacerebbe anche sapere cosa pensano i lettori di queste “Riflessioni sui parametri” e dell’appello al ministro.

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p.s. Per un mio errore, venerdì scorso erano stati pubblicati degli appunti per questo post. Chiedo scusa.

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