CRONACA

Sulle spalle dei giganti

CRONACA – A cavallo tra sociologia e bibliometria, la ricerca quantitativa e qualitativa su come, perché e con quali effetti articoli scientifici vengono ritrattati sta diventando una disciplina a sé stante, anche grazie alla solerte raccolta dati di Retraction Watch.

“Ritrattazionologia” evoca l’Inquisizione, “ritirologia” le squadre di calcio mandate nel verde  e “bufalologia” fa di ogni erba un fascio. Chissà che ai lettori questi esempi recenti facciano venire  in mente il termine adatto.

Avevo già raccontato l’analisi di Ferric Fang, Grant Steen e Arturo Casadevall sui PNAS del 16 ottobre che ribaltava le precedenti e attribuiva a disonestà, invece che a errori in buona fede o altri inconvenienti, il 67,4% di 2.047  pubblicazioni in biologia e scienze della vita ritrattati dal 1973 al maggio 2012.

Poco dopo, Pierre Azoulay et al. del National Bureau of Economic Research di Cambridge, Mass., pubblicavano un “Working Paper” intitolato sobriamente “Retractions”. Hanno diviso 1.100 articoli ritrattati, di svariate discipline,  in “Spalle solide”, “Spalle fragili” e “Spalle assenti”, come in “Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti”, il detto attribuito a Newton.

Spalle robuste sta per articoli dai contenuti comunque validi; S. fragili per quelli in parte validi e S. assenti per frodi e conclusioni inficiate da errori gravi. Fanno danni collaterali:

Errori e disonestà (misconduct) così come vengono segnalati alla comunità scientifica attraverso ritrattazioni, causano un declino in campi intellettuali affini.

Calano i nuovi articoli nel settore specifico, le citazioni di articoli non contestati in settori contigui e i rispettivi finanziamenti. Le ritrattazioni per frode causano danni più estesi di quelle per errori in buona fede e brani plagiati, o per contenziosi per esempio sulla proprietà di dati o di reagenti. Sembra logico, ma la maggior parte degli avvisi di ritrattazione non ne spiegano i motivi . Il che fa sospettare che siano noti all’interno della comunità di riferimento la quale preferisce lavarseli in famiglia.

Come in ogni disciplina che si rispetti, anche in ritrattaziono ritirol bufalolo insomma quella roba lì ci si arrampica sulle spalle dei predecessori e si vede un’altra cosa. Su PLoS One, Michael Grieneisen e Minghua Zhang, entrambi del Medical College di Wengzhou, in Cina, e dell’Università della California a Davis, in USA, ampliavano la ricerca di Fang, Steen e Casadevall a 4o.449 ritrattazioni dal 1928–2011 in scienze sia dure, come matematica o  ingegneria, che molli come psicologia e scienze sociali.

Le più colpite sono medicina, scienze della vita e chimica, una conferma più che una sorpresa, e nell’insieme il 47% delle ritrattazioni riguardava disonestà commesse durante la redazione dell’articolo, rispetto a 20% durante la ricerca di per sé.  Grieneisen e  Zhang trovano la stessa tendenza in aumento di Fang et al., ma peccati più veniali. D’altronde hanno usato categorie meno severe e non hanno controllato, su un campione rappresentativo, se l’avviso di ritrattazione ne riportava i motivi reali o sorvolava.

Quarantamila articoli sembrano tanti ma, da solo, il Web of Science della Thomson-Reuters ha catalogato 14. 480.000 nuovi articoli tra il 2001 e il 2010.

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Immagine: Philosophical Transactions of the Royal Society, n. 1, anno 1665-1666.

Crediti: dominio pubblico

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