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LIBRI – La sacra causa di Darwin

LIBRI – In anni molto recenti diversi detrattori della teoria di Darwin – quasi sempre su un piano ideologico e non scientifico – si richiamano a presunti “problemi etici” della teoria dell’evoluzione per selezione naturale. C’è chi tira in ballo addirittura i totalitarismi e i passaggi più bui della storia del Novecento per insinuare che la teoria di Darwin conterrebbe concessioni all’eugenetica e al razzismo. Argomentazioni che si rivelano del tutto inconsistenti da un punto di vista scientifico e soprattutto storico. Gli storici della scienza Adrian Desmond e James Moore ce lo ricordano in modo puntuale e affascinante in La sacra causa di Darwin – Lotta alla schiavitù e e difesa dell’evoluzione, edito da Raffaello Cortina Editore.

Come argomentano Desmond e Moore, l’evoluzione darwiniana è legata a doppio filo, nella sua genesi storica e culturale, a una ben precisa prospettiva profondamente ostile allo schiavismo. Il giovane Charles eredita questa visione direttamente dai nonni, Ersamus Darwin e Josiah Wedgwood: attivi protagonisti di campagne per l’abolizione del commercio degli schiavi, Erasmus e Wedgwood definivano la schiavitù e le crudeltà verso uomini, donne e bambini in catene come “una depravazione da far ribollire il sangue”. Anche le sorelle di Darwin erano fiere attiviste contro lo schiavismo. È un sentimento, quello antischiavista, che il futuro evoluzionista ebbe modo di sviluppare anche grazie alla sua vicinanza con un istruttore di colore, John, che a sua volta fu schiavo in Guyana. A rafforzare ulteriormente la sua avversione per la schiavitù saranno poi anche alcuni episodi durante il suo viaggio sul Beagle.

Man mano che Charles Darwin si avviava all’evoluzionismo il suo sentimento antischiavista rimase saldo. Darwin si rese conto che la scienza e in particolare l’evoluzionismo potevano essere preziosi alleati nella battaglia abolizionista. Dimostrando un discendente comune per le specie viventi, in particolare per l’uomo, e smentendo chi parlava di differenti creazioni e differenti progenitori per i diversi ceppi umani, Darwin capì che sarebbe andata in crisi anche l’idea razzista della divisione della specie umana. Un’idea molto popolare soprattutto negli Stati Uniti, più che in Inghilterra. Idea supportata per esempio dalla frenologia attraverso uno (errato) studio dei crani, o da altre ipotesi atte a giustificare scientificamente la superiorità della razza bianca. Ne erano esempio alcune idee di un professore di Harvard, Louis Agassiz, naturalista svizzero razzista e rivale di Darwin. Agassiz era talmente convinto della superiorità dei bianchi al punto da affermare che le altre etnie non solo erano razze separate e differenti, ma che forse erano addirittura specie diverse.

Troppo spesso valutata senza la corretta profondità storica, l’evoluzione darwiniana a giudizio degli autori muove inequivocabilmente da fondamenti morali saldi e ben identificabili. Sentimenti ben espressi da Darwin in una serie di lettere e scritti finora non pubblicati che Desmond e Moore hanno avuto l’opportunità di esaminare: una fonte bibliografica straordinaria che ha confermato una volta di più la spinta morale antischiavista che probabilmente ha giocato un ruolo decisivo nell’elaborazione della teoria dell’evoluzione per selezione naturale.

Crediti immagine: Raffaello Cortina Editore

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Enrico Bergianti
Giornalista pubblicista. Scrive di scienza, sport e serie televisive. Adora l'estate e la bicicletta.