CULTURA

La scienza del giocattolaio

CoeroBorgaCULTURA – Siete anche voi di quelli che “quest’anno i regali di Natale li faccio a ottobre”, salvo poi ritrovarvi la vigilia a vagare nei centri commerciali con la mente vuota e lo sguardo appannato? Niente paura, ecco una bella strenna dell’ultimo minuto: La scienza del giocattolaio, di Davide Coero Borga (Codice Edizioni, Torino 2012). Ancora un libro, dunque, e decisamente adatto all’occasione. Intanto perché è un bell’oggetto: una grafica che è addirittura design, immagini che si animano, foto (poche ma) suggestive. E poi, via, per il tema: giochi, giocattoli, botteghe di giocattolai (che a me viene subito in mente quello un po’ magico di Gianni Rodari, che vendeva uno speciale telecomando per far scomparire le persone). Tema perfetto per rivivere, nell’atmosfera un po’ sospesa della feste, certi incantati pomeriggi d’infanzia .

Dalla Barbie al Piccolo chimico, dai soldatini all’Allegro chirurgo, dal Monopoli al Crystal ball, il libro presenta 31 tra i giochi e i giocattoli più diffusi, ciascuno con la sua storia, o meglio le sue storie uniche e speciali. Quelle di chi sta dietro le quinte – chi l’ha inventato, quando, perché – e naturalmente quelle di scienza. Attenzione però: sbaglia chi pensa sia il classico elenco di “lezioni” di scienze nascoste nella vita quotidiana, tipo la fisica del volo del frisbee o la chimica della sabbia magica. Certo questo c’è, ma c’è anche molto di più.

La Barbie, per esempio, offre a Coero Borga lo spunto per gustose riflessioni su scienza e società. Sulla questione di genere – e vale la pena citare i ruoli tecnico-scientifici rivestiti dalla bambola più famosa del mondo quando nella realtà erano appannaggio quasi esclusivamente maschile, dal chirurgo all’astronauta – ma anche sulla questione ambientale, con la Mattel costretta a scelte green dalle pressioni ambientaliste.

Su fronti meno “impegnati”, nel libro si trovano anche aneddoti sul rapporto tra i grandi della scienza e il gioco o sulle vie imprevedibili che un giocattolo può prendere diventando esso stesso strumento di indagine scientifica o addirittura di terapia. Ritroviamo così un giovane Einstein incantato davanti alla sua prima bussola, ma anche i Lego Mindstorms NXT, impiegati in molti politecnici come dispositivi a basso costo per sviluppare processi di intelligenza artificiale. O, ancora, scopriamo il progetto Care toy, per lo sviluppo di giochi utili nella riabilitazione di bambini con paralisi cerebrale. Senza dimenticare qualche suggerimenti pratico per chiudere il libro e mettersi a giocare.

Storie e spunti per divertirsi. C’è qualcosa di più bello da regalare?

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance