CRONACA

Primo video del leggendario calamaro gigante in natura

Crediti immagine: Dominio pubblicoCRONACA – Da secoli alimentano fantasie e leggende dei popoli legati al mare e fino a pochi anni fa solo marinai e pescatori hanno avuto la possibilità di incontrarne uno vivo. Stiamo parlando dei calamari giganti, leggendari organismi delle profondità oceaniche, le cui dimensioni corporee possono superare i 10 metri di lunghezza, anche se alcune fonti hanno descritto individui che raggiungevano i 20 metri. Dal punto di vista tassonomico appartengono alla famiglia Architeuthidae, composta dall’unico genere Architeuthis, anche se non si conosce il numero di specie preciso data la pochezza degli avvistamenti in natura e la scarsità delle informazioni sulle loro abitudini ecologiche.

Infatti, sulla biologia di questi organismi, la comunità scientifica possiede solo poche e frammentarie informazioni, tra cui il fatto che sono attivi predatori degli abissi, che presentano un accentuato dimorfismo sessuale di taglia (le femmine sono di dimensioni solitamente maggiori rispetto ai maschi) e che costituiscono la principale fonte di alimentazione del capodoglio (Physeter macrocephalus), un cetaceo cosmopolita che abita la maggior parte degli oceani del globo terrestre.

Ed è proprio seguendo alcuni branchi di capodogli che un gruppo di biologi marini del National Science Museum del Giappone, con l’ausilio del personale della rete televisiva pubblica giapponese Nhk e di quella americana Discovery Channel, è stato in grado di filmare (video, immagini) per la prima volta questi organismi nel proprio ambiente naturale. Il leader del gruppo di scienziati giapponesi, Tsunemi Kubodera, si era già distinto per precedenti avvistamenti di questi organismi in natura (qui un articolo), ma per la prima volta le immagini vengono mostrate al grande pubblico.

La troupe ha avvistato un piccolo individuo, di lunghezza pari a 3 metri (ma con i tentacoli giunge fino a 8), a 15 km dall’isola di Chichi nell’arcipelago di Ogasawara, a sud del Giappone, ad una profondità di 620 metri. Il gruppo di ricercatori e reporter lo ha poi seguito con un sommergibile fino alla profondità di circa 900 metri, prima che questo si dileguasse nel buio degli abissi.

Non solo nella nostra fantasia: l’immagine di questi molluschi giganti ora diventa un po’ più nitida.

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Andrea Romano
Biologo e giornalista scientifico, lavora come ecologo all'Università degli Studi di Milano, dove studia il comportamento animale. Scrive di animali, natura ed evoluzione anche su Le Scienze e Focus D&R. Dal 2008, è caporedattore di Pikaia - portale dell'evoluzione