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Il DNA si fa in quattro

Crediti: Mike & Amanda KnowlesCRONACA – Era da un po’ che gli scienziati la cercavano (la struttura era già stata osservata nei ciliati, piccoli organismi monocellulari – il paramecio, ve lo ricordate?) ma mai nell’organismo umano. Lo studio pubblicato su Nature e pubblicato il 20 gennaio sulla rivista Nature Chemistry dimostra che nelle cellule umane si può trovare DNA disposto su ben quattro filamenti (anziché la ben più comune doppia elica).

Quando Watson e Crick nel 1953 pubblicarono su Nature i risultati dei loro ricoluzionari studi presentarono per la prima volta quello che diventerà un archetipo della nostra conoscenza: la doppia elica del DNA, così elegante, così semplice, così potente. Una sorta di scala a pioli in cui i due filamenti lunghi erano formati da una “collanina” di elementi che lanciavano un ponte sull’altro filamento legandosi con un altro elemento (ciascuna “base” solamente con quella lei complementare). Queste quattro basi (guanina, citosina, adenina, tiamina) formavano il “linguaggio macchina” con cui era scritto il “progetto” di tutti gli organismi viventi sul nostro pianeta. Watson e Crick avevano scoperto la lingua madre della biologia.

La scoperta di questi giorni è importante non solo perché ci mostra un nuovo tipo di DNA nell’essere umano ma anche perché suggerisce un possibile legame con la formazione dei tumori, anche se l’ipotesi richiede ulteriori futuri approfondimenti. Primo autore del paper è una giovane ricercatrice italiana che lavora all’Università di Cambridge, Giulia Biffi.

Per la formazione di questa elica quadrupla è necessaria una disposizione particolare delle basi chiamate guanine – da qui il nome inglese G-quadruplex (strutture quadruple G). Osservate per la prima volta in organismi monocellulari solo dopo molti anni sono state finalmente individuate e  localizzate nel DNA umano grazie alla creazione di anticorpi ingegnerizzati che si legano selettivamente a queste strutture, segnalandone la presenza. Il team ha anche potuto stabilire che i G-quadruplex si formano in fase di replicazione del DNA, quando questo viene copiato e che a ogni duplicazione il loro numero aumenta.Da questa osservazione viene il sospetto che esista qualche legame con i meccanismi di formazione dei tumori (in cui il materiale genetico viene alterato e provoca la crescita della massa tumorale).

I prossimi passi saranno dunque approfondire questo aspetto e mettere alla prova l’utilizzo degli anticorpi non solo come marcatori, ma anche per bloccare la formazione di queste strutture.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.