COSTUME E SOCIETÀSALUTE

Botulino della felicità

GlabellaCOSTUME E SOCIETÀ – Refuse to express a passion, and it dies” recita un aforisma di William James. Il chirurgo plastico americano Eric Finzi ne ha fatto una fede e non è l’unico ad appartenere a questa chiesa.

Nel suo libro The face of emotion, riportato da New Scientist, il chirurgo illustra i risultati ottenuti dalla cura di numerosi pazienti che, essendosi sottoposti ad interventi cosmetici con iniezione di tossina botulinica, hanno riportato una diminuzione dei sintomi depressivi. La paralisi provocata dalla neurotossina botulinica sulla muscolatura di questa zona impedirebbe il generarsi di espressioni negative e di conseguenza indurebbe emozioni positive.

Finzi, ma già Darwin prima di lui, sostiene che l’assunzione forzata di una determinata espressione possa incidere in maniera significativa sull’umore, o meglio che esista una mutua interazione fra espressioni e muscolatura facciale. In particolare, distendere quelli che Darwin chiamava muscoli dell’angoscia, e impedirsi quindi di assumere espressioni cupe, indurrebbe il buon umore.

Non è questo il primo studio a sostegno della teoria del botulino come strumento per favorire la felicità. Nel Journal of Psychiatric Research, vengono riportati i risultati di uno studio che mostrerebbe come un solo trattamento della regione glabellare, quella compresa fra le sopracciglia per intendersi, sarebbe efficace nell’alleviare la depressione, a dimostrazione di come la muscolatura facciale non solo esprima ma regoli gli stati d’umore. Emozioni come la paura, la rabbia e la tristezza, prevalenti negli stati depressivi, attivano la muscolatura glabellare inducendo il corrugamento.

Il predisporsi, anche fisicamente, ad un’emozione dovrebbe quindi alla fine indurla, e questo potrebbe essere un buon esercizio quotidiano; ma quali potrebbero essere invece le conseguenze del non riuscire più ad esprimere emozioni negative?

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Anna Sustersic
Mi occupo di comunicazione scientifica legata principalmente a temi di conservazione della natura e attualmente collaboro in Tanzania con PAMS Foundation sviluppando un progetto dedicato all’uso della comunicazione per la promozione della coesistenza fra uomo a fauna selvatica. Dopo il dottorato in Scienze ambientali, ho ho conseguito un master in comunicazione della scienza presso la SISSA di Trieste con una tesi sulla sensibilizzazione dei giovani alle tematiche scientifiche. Ho lavorato come educatore ambientale presso diverse aree protette. Successivamente mi sono interessata alla scrittura come mezzo per la divulgazione scientifica legata a temi naturalistici/conservazionistici. In quest’ambito sono stata collaboratrice e consulente presso musei scientifici, testate giornalistiche nazionali e internazionali, aree protette, case editrici scolastiche e Istituzioni trattando temi legati alla natura e alla sua tutela. Ho scritto diversi libri e guide per sensibilizzare e divulgare temi legati all’ambiente e la sua tutela: "L’anima Perduta delle Montagne" (Idea Montagna – 2019) e, con Filippo Zibordi, "Sulla Via dell’orso. Un racconto Trentino di uomini e natura" (Idea Montagna, 2016) e "Parco Adamello Brenta – Geopark" (PNAB – 2018).