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La lotta continua

Crediti immagine: Michael Eisen

NOTIZIE – Nel febbraio 2012, a causa di un boicottaggio lanciato dal matematico Timothy Gowers, la casa editrice Elsevier smetteva di appoggiare il Research Works Act, un emendamento statunitense contro l’open access degli articoli scientifici. Bilancio della mobilitazione e nuove iniziative.

Il mese scorso, Timothy Gowers, Terence Tao, John Baez e altri militanti della prima ora scrivevano

Pensiamo che il boicottaggio abbia avuto successo e debba continuare. Altri successi richiederanno tempo e sforzi, ma ci sono alcuni  passi semplici che possiamo compiere tutti: rendere i nostri articoli accessibili gratuitamente e sostenere nuovi e migliori modelli editoriali quando vengono organizzati.

Fra i modelli nuovi e forse migliori sostenuti dal gruppo, un Forum of Mathematics Pi e uno Sigma saranno riviste della Cambridge University Press, però autogestite da un comitato di redazione abbagliante. Per i primi tre anni la casa editrice pagherà le spese di formattazione, dopodiché saranno a carico degli autori.

Come parecchi redattori, Timothy Gowers et al. hanno anche aderito al Projet Episciences, gestito dal Centre pour la Communication Scientifique Directe, un istituto del CNRS.

L’idea principale è di fornire una piattaforma tecnica per la peer-review; lo scopo è di promuovere l’emergenza di epi-riviste, cioè di riviste elettroniche in open access, che prendano i contenuti da preprint inediti, depositati in archivi come arXiv o HAL.

Gli “epi-comitati” editoriali organizzeranno la peer-review tradizionale, ma anche una discussione scientifica dei preprint che avranno selezionato o ricevuto dagli autori.

Le epi-riviste si possono quindi considerare come “sovra-strati” degli archivi open access, ai quali aggiungono il valore della cauzione scientifica data alle pubblicazioni  convalidate.

Il Projet Episciences, dicono i francesi, non sarebbe in competizione con gli editori tradizionali. Ne dubito un po’ perché 12 anni fa era nato per contrastare l’oligopolio anglo-sassone di Elsevier & Co.

Crediti immagine: Michael Eisen

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