AMBIENTE

Spaghettate dell’Olocene

AMBIENTE -Le ricerche sui cambiamenti climatici continuano a correggere e completare le precedenti. Tra le pubblicazioni recenti, segnaliamo quelle che ci sembrano importanti a cominciare da quella che i cosiddetti scettici fraintendono e/o accusano di falsificazione.

La più ambiziosa e la più contestata da chi nega l’effetto serra dei gas serra, è la ricostruzione delle temperature dall’inizio dell’Olocene fatta dai giovani e baldanzosi Shaun Marcott, Jeremy Shakun et al., il proseguimento di una ricerca pubblicata l’anno scorso da Shakun et al. senza Marcott. Questa volta hanno usato 73 proxies (fonti vicarie per le temperature): coralli, anelli degli alberi, carote di ghiaccio, sezioni di stalattiti, sedimenti lacustri e marini ecc. Nella serie ci sono buchi spaziali e temporali, ma il vantaggio di avere tante curve da luoghi diversi – dette in inglese “spaghetti” forse perché Michael Mann, il pioniere delle spaghettate, ha una moglie italiana? – è che tanti segmenti si sovrappongono e tappano i buchi. L’aumento di 0,7° C che produce un’impennata nel ‘900 (la linea nera sottile nel riquadro), è stato invece misurato con normali termometri.

L’impennata trasforma in una sedia a rotelle la mazza da hockey fatta da Mann, dicono i burloni. C’è un trucco, proprio come nella mazza originaria, dicono gli scettici, scandalizzati dal fatto che nel ‘900 la temperatura abbia osato alzarsi più rapidamente che nei 113 secoli precedenti. 

Come Michael Mann nel 1998, i giovanotti propongono un metodo. Da perfezionare, come fa il matematico Tamino con l’analisi della tecnica statistica usata per estrarre un segnale chiaro dalla spaghettata. Per chi vuol provare tecniche alternative, tutti i dati sono pubblici. Per chi vuol solo vedere l’effetto che fanno, Nick Stokes li ha ricalcolati con altri algoritmi (stesso risultato) e sistemati in un grafico interattivo, a differenza di quelli usciti su Science.

Eventi estremi

Trascurati fino a sei anni fa, sono gli eventi meteo disastrosi e in aumento per i quali finora le previsioni meteo hanno fatto pena perché non tenevano conto dell’influenza dei cambiamenti climatici. Però come si ricorderà (figurarsi!), in ottobre il Centro europeo per le previsioni del tempo a medio termine aveva annunciato con 8 giorni d’anticipo quando e come l’uragano Sandy avrebbe svoltato a sinistra verso New York, mentre i centri statunitensi calcolavano una traiettoria lineare e conseguente fine in mare aperto.

Quel successo nel simulare la dinamica dell’atmosfera rende più convincente un modello per i cicloni tropicali di Alask Grinsted et al. pubblicato sui PNAS. Incorpora una serie di modelli fisici e circa 90 anni di osservazioni costanti, più un secolo di osservazioni sporadiche. Come sempre, l’alternanza capricciosa del Niño (ENSO) accresce il margine di incertezza. Gli autori ne tengono conto e stimano che

un raddoppio degli eventi con l’intensità di Katrina è associato al riscaldamento avvenuto nel 20mo secolo… Riducendo statisticamente la tendenza del riscaldamento ottenuta da sei modelli climatici per il 21mo secolo, un aumento della temperatura globale di 1°C aumenta da due a sette volte la frequenza di eventi come Katrina.

Da due a sette a volte, nel senso che i rischi sono maggiori nell’Atlantico tropicale, in America Centrale e nell’Oceano indiano, ma se gli autori hanno ragione, andranno rivisti anche i piani di adattamento per New York.

Gli eventi estremi dipendono anche dalle onde di Rossby nella grande corrente a getto dell’emisfero nord. Sta facendo le bizze. Invece di procedere verso est come al solito, si divide, si spampana e ogni tanto s’inceppa. Sui  PNAS  in open access, il gruppo di Stefan Rahmstorf analizza con strumenti più sofisticati le estati tremende di cui si era occupato l’anno scorso. Fa l’ipotesi che dal 2003 le ondate di caldo e le alluvioni  dell’emisfero nord siano protratti da un’amplificazione “quasi risonante” delle onde di Rossby.
In inverno alle alte latitudini, si allungano di qua i periodi di freddo e di là i periodi di tepore, come avevano notato Jennifer Francis et al. studiando la corrente a getto. E sulla costa est gli Stati Uniti, ha appena calcolato Charles Green su Oceanography, aumenta la probabilità di un uragano Sandy.

Fra i Tropici la temperatura varia meno, ma le guide d’onda che restano bloccate fanno danni, scrivono Rahmstorf et al.:

I dati e i risultati che presentiamo suggeriscono che le condizioni atmosferiche potrebbero essere già cambiate al punto che l’amplificazione potrebbe avvenire più frequentemente.  

Al condizionale, perché i dati sono pochi: gli eventi estremi sono rari per definizione. Gli autori ricordano inoltre che non si conoscono gli effetti delle oscillazioni del Niño né di quelle della pressione sul Nord Atlantico (NAO) sulle amplificazioni osservate da 32 anni in qua. Ma anche Rasmus Benestad, uno degli autori del rapporto SREX sugli eventi estremi pubblicato nel 2011 dall’IPCC, ammette che era un po’ ottimista.

Grafico: Marcott et al., 2013

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