LA VOCE DEL MASTER

Sigarette elettroniche si, sigarette elettroniche no

Crediti immagine:  OzontLA VOCE DEL MASTER – Un mercato da oltre 200 milioni di euro, probabilmente destinato a raddoppiarsi entro un anno: non è il patrimonio di David Beckam, ma il denaro che gira intorno al commercio di sigarette elettroniche. Sull’onda della novità, è previsto che nel giro di 2 anni si triplichi il volume di affari, senza essere compromesso dalle recenti notizie riguardo alla possibile nocività delle sigarette elettroniche.

È arrivato dall’’Istituto Superiore di Sanità lo studio che ha sottolineato i potenziali rischi per la salute legati all’uso di questi dispositivi. Le valutazioni, rilasciate il 20 dicembre 2012, hanno proposto l’applicazione di un modello che misura l’assorbimento di nicotina dalle cartucce, considerando un utilizzo moderato, medio e forte. Come determinato dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), la dose quotidiana accettabile di nicotina è superata anche solo con un uso moderato.

Non vi è evidenza scientifica sufficiente a stabilire la sicurezza e l’efficacia delle sigarette elettroniche come metodo per la disassuefazione, e andrebbero regolamentate come sussidi medici o farmaceutici, non come prodotti del tabacco. Vere e proprie medicine insomma: la stessa linea seguita in altri Paesi come Austria, Belgio, Germania, Portogallo e Svezia. In Australia, Canada e Norvegia sono vietate, in Francia consentite solo a scopo terapeutico, regolamentate come farmaci nel Regno Unito e negli USA, come anche nella più vicina San Marino. Ne esistono due tipi, con o senza nicotina: il consumatore dovrebbe essere indirizzato nell’utilizzo, il che dovrebbe avvenire sotto l’assistenza di un medico. Il ruolo della sigaretta elettronica nella disassuefazione viene spesso estremizzato, paragonandola al metadone per chi assume sostanze stupefacenti, e sottolineando come dovrebbe essere una soluzione temporanea per smettere di fumare, non un’abitudine continuativa.

Un altro elemento a preoccupare è la possibilità che le e-cig avvicinino al fumo anche chi non ha mai utilizzato sigarette vere: la vendita è stata inizialmente vietata ai minori di 16 anni, con un’ordinanza del 28 settembre 2012. Nuovi provvedimenti sono stati poi presi dal ministro Balduzzi, che in coerenza con la norma del “Decreto Balduzzi”, che dal 1 gennaio 2013 eleva a 18 anni il limite di età per la vendita dei prodotti del tabacco, ha innalzato anche quello per la vendita di sigarette elettroniche. L’ordinanza entrerà in vigore dal 23 aprile, anche se molti psicologi ritengono sia una precauzione non necessaria. Aggirando il divieto, oltretutto, gli under 18 hanno comunque la possibilità di acquistare le sigarette elettroniche da rivenditori online. Il fumo rappresenta da sempre un modo per stare nel gruppo, un fattore di grande identità. Ciò che spinge i ragazzi a iniziare a fumare è l’imitazione, attraverso la ripetizione di un gesto fatto da un altro: tutte caratteristiche che le sigarette elettroniche non hanno, come testimoniato da uno studio pubblicato dalla rivista Journal of Adolescent Health.

La principale problematica è considerata la broncocostrizione dovuta al vapore inalato, che può portare ad asma e patologie bronchiali più gravi. Questo tipo di rischi risulta di certo meno grave rispetto a quelli dovuti al fumo delle sigarette tradizionali, anche passivo, ma le premesse avevano causato grande allarmismo; eppure gli “svapatori” affezionati non hanno desistito, anzi, si dichiarano entusiasti dal fronte economico fino a quello fisico, grazie a miglioramenti evidenti a livello di benessere generale, pelle, appetito, percezione dei gusti. Non mancano tuttavia gli appelli che incoraggiano gli ex fumatori alla cautela nell’utilizzo: non deve diventare uno strumento d’uso stabile. Risalgono invece agli ultimi giorni le più recenti regolamentazioni: non si può “svapare” sul treno, al cinema, sul luogo di lavoro. Saranno davvero precauzioni per tutelare i non fumatori? C’è invece chi pensa che l’industria del tabacco stia facendo il possibile per ostacolare la diffusione delle sigarette elettroniche, in quanto la tassazione sui prodotti da fumo è un’importante fonte di entrate per lo stato. La maggior parte delle sigarette elettroniche, tuttavia, arriva dalla Cina, perciò spesso non abbiamo neppure una reale traccia dei controlli sul prodotto.

Uno studio tedesco indipendente condotto dal Fraunhofer Institute for Wood Research di Monaco, ha indagato cosa accade quando si innesca la reazione fisica che produce l’aerosol di vapore aromatizzato, con o senza nicotina. I dati raccolti sui composti organici volatili (VOCs) in un ambiente chiuso, quale potrebbe essere un ufficio o un locale pubblico, hanno confrontato le emissioni delle e-cigs con quelle prodotte da una sigaretta tradizionale. L’analisi ha evidenziato una consistente differenza, con emissioni molto inferiori nel caso delle prime. Le sostanze “svapate” creano un aerosol di particelle ultrafini, che diventano ancora più sottili quando vengono inalate nei polmoni. Il problema? Queste particelle si disperdono più velocemente dei gas derivanti dalla combustione delle sigarette normali, causando un inquinamento destinato a rimanere nell’aria circostante più a lungo.

Dallo studio è inoltre emerso che nel vapore delle sigarette elettroniche non c’è traccia di formaldeide, sostanza presente nelle sigarette classiche e che al di sopra di 0,1 parti per milione risulta irritante per mucose e vie respiratorie, e a lungo andare aumenta il rischio di cancro come segnalato dall’AIRC, l’International Agency for Research on Cancer. Il glicole propilenico invece, sul quale si punta il dito in quanto additivo del tabacco tradizionale e presente anche nelle e-cigs, può risultare irritante nel caso venga inalato in abbondanza, in particolare per chi già soffre di problemi allergici o asma. Questa sostanza, come testimoniato dalla U.S. Food and Drug Administration, non risulta tuttavia essere nociva di per sé, e viene largamente utilizzata come umettante, additivo alimentare, agente refrigerante e per molti altri scopi.

Sembra ragionevole supporre che le persone intorno a chi “svapa” siano esposte al vapore rilasciato, come accade per il fumo passivo; seppur le sostanze inalate siano molto meno pericolose rispetto a quelle risultanti dal fumo tradizionale, non sono completamente innocue. Si rende dunque necessaria una regolamentazione che limiti l’utilizzo delle e-cigs negli ambienti chiusi, come anche degli studi che verifichino quali sono gli effetti delle sigarette elettroniche a lungo termine.

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".