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Al cervello il ritratto piace più del paesaggio

1COSTUME E SOCIETÀ – Un team di ricercatori della Sapienza e della Fondazione Santa Lucia di Roma ha analizzato la reazione del cervello delle persone di fronte ai capolavori esposti alla mostra del Vermeer e dei suoi contemporanei e, successivamente, ai dipinti religiosi di Tiziano. Due studi, risultati omogenei, che dimostrano come il cervello reagisca con intensità diversa alla vista di un ritratto o di un paesaggio.

I numeri e i dati definitivi al momento sono top secret – saranno presentati solo a luglio al Congresso mondiale di bioingegneria di Osaka – ma un risultato preliminare, in soldoni, è già bell’e pronto.

Il primo studio ha coinvolto venticinque volontari che hanno accettato di far analizzare la loro attività cerebrale mentre visitavano, senza la presenza di altro pubblico, la mostra di Vermeer e dei suoi contemporanei alle Scuderie del Quirinale. Il secondo studio ha invece coinvolto ventiquattro volontari, di cui diciotto erano appositamente gli stessi del primo esperimento. In quest’ultimo caso si è trattato di far vedere ai volontari i quadri di Tiziano, sempre dal vivo nelle aree museali, con l’intento di confermare i dati del primo studio e di fare un passo in più: chiarire quale sia la risposta del cervello al tema religioso.

Inoltre è stata registrata la risposta emotiva dei visitatori di fronte agli spazi e alla struttura architettonica delle Scuderie per capire come reagiamo anche all’ambiente circostante quando ci troviamo in momenti di contemplazione di opere d’arte. Perché, credono i ricercatori, anche la disposizione delle sale, un corridoio buio, una sala luminosa e ampia in cui sedersi e guardare con calma piuttosto che una sala più raccolta, o la bella vetrata delle Scuderie, potrebbero “emozionare” o interferire in qualche maniera con la nostra sensazione alla vista dei capolavori.
“Abbiamo ottenuto dati interessanti – spiega il coordinatore dello studio Fabio Babiloni – scoprendo che di fronte a un ritratto, a un paesaggio o a un’altra tematica, si attivano esattamente le stesse aree del cervello, ma alla vista di un ritratto si assiste a un’osservabile aumento dell’attività positiva”. L’area in questione si trova nelle regioni prefrontali, proprio sopra agli occhi, e la sua attivazione costituisce una sorta di indice di gradimento di quello che stiamo guardando. Il cervello preferisce quindi il ritratto.Riguardo alle tematiche religiose e al rapporto con la struttura circostante il team sta ancora analizzando i dati, che saranno consegnati solo quest’estate; ci anticipano però essere in linea con l’ipotesi iniziale.2

Ma l’innovazione di questo studio non sta esclusivamente nei risultati. Anzi, forse ancor di più nel modo in cui sono stati ottenuti: si tratta della prima volta al mondo in cui è stato possibile analizzare l’attività cerebrale durante la visita di una mostra reale, non in un laboratorio asettico o in un set montato per l’occasione. “La modalità di analisi è un punto cruciale di questa nostra ricerca – precisa Babiloni – perché è ormai da tempo che la comunità scientifica si chiede se le conoscenze sul funzionamento del cervello che abbiamo ottenuto in laboratorio, dove vengono rimossi ogni stimolo esterno e ogni influenza dell’ambiente, sarebbero uguali a se le avessimo ottenute per la strada, nella vita di tutti i giorni. Il nostro, invece, è uno studio ‘ecologico’, ovvero che richiama l’esperienza di vita normale, che si svolge nella quotidianità”. E se i risultati fossero molto diversi da quelli che abbiamo sempre ottenuto nei laboratori di neuroscienze? Basti pensare al diverso impatto che avrebbe su ognuno di noi la visione di una pala di Tiziano proiettata sullo schermo in un laboratorio oppure la stessa opera, grande tre metri, vista direttamente a un metro di distanza in una sala di museo, dove scorgiamo ogni pennellata e percepiamo la materia di cui è fatto il quadro. O ancora, più semplicemente, com’è diversa l’emozione che proviamo guardano uno stesso film, sulla tv della cucina o sul grande schermo al cinema.

Crediti immagini: Università La Sapienza di Roma, Brain Signs, Scuderie del Quirinale, Fondazione Santa Lucia-Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico3Crediti immagini: Università La Sapienza di Roma, Brain Signs, Scuderie del Quirinale, Fondazione Santa Lucia-Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.