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Svelato il mistero del calamaro gigante

800px-ArchiteuthissanctipauliRICERCA – Tra gli organismi marini più famosi ma allo stesso tempo più enigmatici è certamente da annoverarsi il calamaro gigante. Questa creatura ha alimentato per secoli le leggende dei popoli di mare, basati su sporadici avvistamenti dei marinai, che hanno solo contribuito ad aumentarne il mito senza però fornire precise informazioni sulla sua anatomia e sul suo comportamento. Le difficoltà nell’avvistamento, e quindi nello studio, di questa specie in natura sono tuttora elevatissime: a dimostrazione di ciò, solo pochi mesi fa veniva diffusa in tutto il mondo la favolosa notizia del primo video del calamaro gigante nel suo ambiente naturale, a diverse centinaia di metri di profondità.

Dal punto di vista scientifico, quindi, si conoscono soli pochi aspetti della loro ecologia, tra cui il fatto che sono voraci predatori ma che a loro volta vengono predati dai grandi cetacei come i capodogli, e della loro anatomia, quali lo spiccato dimorfismo sessuale con le femmine che presentano una taglia maggiore dei maschi. Un aspetto ancora del tutto controverso riguarda la tassonomia: a parte la generica attribuzione al complesso di specie che afferiscono al genere Architeuthis, non si hanno, infatti, precise informazioni riguardanti quante specie di calamaro gigante esistano effettivamente. Fortunatamente, l’accumulo di campioni nel corso dei secoli e i recenti sviluppi nelle tecnologie di analisi molecolare possono venire incontro agli scienziati almeno su questo aspetto.

Un recente studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, ha infatti analizzato 43 campioni di calamaro gigante provenienti dalle acque oceaniche di tutto il mondo al fine di definirne la variabilità genetica e di determinarne, almeno approssimativamente, il numero di specie.

I risultati del confronto delle sequenze del DNA mitocondriale indicano, con grande sorpresa dei ricercatori, una bassissima variabilità genetica anche tra campioni provenienti da luoghi molto distanti tra loro. Questa osservazione è in accordo con l’ipotesi dell’esistenza di un’unica specie, cosmopolita, di calamaro gigante, denominata Architeuthis dux. Una specie quindi altamente vagile, che può disperdere a lunghe distanze sia mediante gli stadi larvali che grazie a lunghi viaggi migratori degli adulti, in grado di sopravvivere nei più diversi ambienti marini, dai tropici alle regioni polari.

Un piccolo passo verso la conoscenza di questo sfuggevole organismo è stato compiuto, ma sul leggendario calamaro gigante restano da svelare ancora tanti misteri.

Riferimenti:
I. Winkelmann, P. F. Campos, J. Strugnell, Y. Cherel, P. J. Smith, T. Kubodera, L. Allcock, M.-L. Kampmann, H. Schroeder, A. Guerra, M. Norman, J. Finn, D. Ingrao, M. Clarke, M. T. P. Gilbert. Mitochondrial genome diversity and population structure of the giant squid Architeuthis: genetics sheds new light on one of the most enigmatic marine species. Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, 2013; 280 (1759): 20130273 DOI: 10.1098/rspb.2013.0273

Crediti immagine: Citron, Wikimedia Commons

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Andrea Romano
Biologo e giornalista scientifico, lavora come ecologo all'Università degli Studi di Milano, dove studia il comportamento animale. Scrive di animali, natura ed evoluzione anche su Le Scienze e Focus D&R. Dal 2008, è caporedattore di Pikaia - portale dell'evoluzione