ricerca

Nature sul caso Stamina

Crediti immagine: CodonAUGCRONACA – Per la seconda volta la rivista Nature prende posizione chiara sulla vicenda che sta infiammando l’opinione pubblica nel nostro Paese, cioè quella che vede al centro della discussione la Stamina Foundation, capitanata da Davide Vannoni. Vannoni, che non è laureato in medicina e che almeno fino all’anno scorso insegnava psicologia della comunicazione all’Università di Udine, è promotore di una “terapia” a base di staminali mesenchimali, da lui inventata, secondo lui in grado di curare diverse patologie, dalla sclerosi multipla alla famigerata leucodistrofia metacromatica. Famigerata perché proprio da questa malattia è affetta la piccola Sofia, la bambina pietradelloscandalo/vittimasacrificale “usata” dalle Iene, il programma televisivo, per fare audience premendo sui tasti più ovvi dell’animo umano, la pietà e il dolore genitoriale. Per un riassunto della storia potete leggere qui.

Ieri Nature ha tuonato di nuovo sulla vicenda con un editoriale (il primo articolo era di Allison Abbot), qui di seguito un riassunto (ragionato) per chi non legge l’inglese. (Per chi conosce la lingua consiglio vivamente una lettura).

La posizione di Nature è durissima. Due sono gli avvenimenti intorno a cui ruota l’editoriale: la conferenza sulle cellule staminali adulte che si è tenuta in Vaticano dall’11 al 13 aprile (che ha visto mettere uno accanto all’altro in vetrina senza vergogna bambini ammalati e compagnie private che offrono terapie con le staminali) e il decreto ministeriale del 10 aprile approvato al senato, una cui clausola trasforma l’infusione di cellule staminali da trattamento medico a trapianto di organo, bypassando così (furbescamente) i regolamenti previsti per le terapie mediche, molto stringenti. Per Nature questo provvedimento “eroderà ulteriormente la protezione verso quei pazienti vulnerabili nel mirino della aziende che vendono terapie staminali.”

Secondo Nature (e secondo molti scienziati) “è sbagliato sfruttare la disperazione dei disabili e dei malati terminali e suscitare false speranze di facili soluzioni” ed “è anche sbagliato provare a usare questi pazienti come cavie sperimentali, bypassando gli enti regolatori”.

Attenzione a questo passaggio. C’è qualcuno che in questi giorni di psicodramma mediatico si è accorto di dove stanno andando a finire tutti questi pazienti (Sofia compresa) che usufruiranno delle cure compassionevoli del professore di psicologia Vannoni? La cosidetta terapia Stamina infatti non è una terapia, nel senso che non esiste alcuna pubblicazione scientifica che ne attesti la sicurezza e l’efficacia, nessuna. Significa che non è stata testata né in vitro, né sugli animali, tantomeno sugli esseri umani (il normale iter richiesto per qualsiasi terapia che vada sul mercato nel nostro Paese e nella stragrande maggioranza del mondo civilizzato). Questo implica che il nostro Governo sta di fatto avallando l’uso dei pazienti come cavie per quello che allo stato delle cose è niente di più che pura alchimia (come lo ha definito Elena Cattaneo). È giusto o no? Come reagireste se in base alla pressione di una qualche porzione dell’opinione pubblica venisse messo in commercio un farmaco non testato e senza garanzie di sicurezza?

L’articolo di Nature continua. Si evidenzia la differenza fra cellule staminali embrionali e adulte, sottolineando che la Chiesa cattolica, ed altri, considerano le prime non etiche (perché prelevarle implica la distruzione di un embrione). Dagli scienziati, le prime sono considerate più potenti e promettenti dal punto di vista terapeutico, mentre le seconde hanno un potenziale range di applicazioni più limitato. La controversia attuale (quella sul caso Stamina) riguarda le staminali adulte, quali sono quelle mesenchimali usate da Vannoni. In realtà al mondo ci sono molti trial clinici in atto che riguardano questo particolare tipo di cellule, alcune delle quali approvate dagli enti regolatori, altri che si insinuano fra le maglie della legge, magari approfittando dei provvedimenti ad hoc che riguardano le terapie compassionevoli, altri ancora operando in paesi “lassisti” come Messico e Cina (e, Nature insinua sarcasticamente, forse adesso l’Italia).

Nature accusa il Vaticano di “ingenuità scientifica” quando accoglie con entusiasmo ed esalta la ricerca sulle staminali adulte semplicemente perché “non coinvolge gli embrioni”, quando la gran parte di coloro che operano in questo campo ben sanno quanto maggiori siano i limiti di questa metodologia rispetto a quella delle staminali embrionali. La stoccata affonda ancora di più quando si sottolinea una certa ipocrisia etica: ci si preoccupa degli embrioni ma lo stesso rigore etico non viene applicato verso i pazienti, o familiari, ai quali si offrono false speranze di guarigione o miglioramento da condizioni disperate.

Uno dei temi della vicenda Stamina è infatti la compassione verso i pazienti e la famiglie, un senso comune di protezione verso questi individui sfortunati. Ma proprio queste famiglie disperate sono individui più vulnerabili della media, facilmente raggirabili da santoni che offrono soluzioni senza prove, magari chiedendo forti somme di denaro in cambio. Non è un dovere della cosa pubblica proteggere ancor di più i cittadini che si trovano in una condizione di particolare debolezza?

Nature continua criticando l’organizzazione della conferenza al Vaticano: non c’è stato spazio per un dibattito e nonostante l’associazione che l’ha organizzata dichiara di auspicare regolamenti più severi sulle terapie, ha lasciato ampio spazio durante la conferenza a relatori che auspicavano l’esatto contrario.

Il messaggio di Nature è chiaro: che il Parlamento italiano prima di prendere una decisione finale sul “decreto Balduzzi” chieda l’opinione di una commissione indipendente di esperti. La deregulation dei trattamenti porterebbe l’Italia del tutto al di fuori degli standard di qualità e sicurezza europei e americani.

Crediti immagine: CodonAUG, Flickr

Condividi su
Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.