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Blogger vs. neuroscienziati: cronaca di una polemica

neuroblogJEKYLL – Blog e social network possono essere considerati buone fonti di informazione scientifica? Cosa ne pensano parte dei diretti interessati, gli scienziati?

Domande a cui non è affatto facile rispondere. Per cercare di chiarire la questione, Joachim Allgaier del Jülich Research Center ha deciso di intervistare un gruppo di 250 neuroscienziati, scelti tra i più attivi a livello di pubblicazioni, in Germania e negli Stati Uniti. Il risultato della ricerca di Allgaier e colleghi, dal titolo “Journalism and Social Media as Means of Observing the Contexts of Science”, è stato pubblicato sul numero di aprile di BioScience, rivista mensile dell’American Institute for Biological Sciences. Non l’avessero mai fatto: fra i blogger americani s’è scatenato un putiferio, al punto da spingere una delle coautrici, Dominique Brossard, a rimodellare le conclusioni contenute nell’articolo stesso.

I quesiti sottoposti ai neuroscienziati sono stati divisi in tre categorie: uso personale delle fonti di informazione (divise tra old e new media) per seguire argomenti di carattere scientifico, opinione sull’influenza che i vari canali di informazione esercitano sul pubblico e opinione sull’influenza di questi ultimi sulle decisioni prese dai politici su questioni riguardanti la scienza. Dall’analisi dei dati svolta dal gruppo di ricerca di Allgaier emerge che gli intervistati preferiscono ricorrere a media tradizionali, come giornali o, al più, giornali online per tenersi aggiornati sulle questioni scientifiche. Un attaccamento ai canali d’informazione tradizionali era emerso dalla ricerca svolta dal gruppo “Comunicazione della Scienza ed Educazione” del CNR anche tra i fisici italiani. Eppure gli stessi neuroscienziati che si sono mostrati restii a usare i nuovi media come fonti di informazione scientifica riconoscono quanto blog e social networks possano influenzare le scelte della popolazione o le decisioni politiche.

Se l’esito raccolto da Allgaier e colleghi è forse prevedibile, inaspettate sono le conclusioni tratte dai ricercatori. Oltre a ipotizzare una fedeltà ai mezzi d’informazione tradizionali dovuta all’abitudine, i ricercatori si spingono a cercare una giustificazione alle risposte date dai neuroscienziati, affermando quanto segue:

Gli scienziati potrebbero capire che le storie riguardanti le neuroscienze trasmesse attraverso i canali tradizionali sono probabilmente di qualità migliore rispetto a narrazioni simili che possono essere trovate nei blog. Le storie raccontate tramite i nuovi canali di informazione sono spesso fatte al volo, senza l’intervento di un editor esperto che possa indicare quali siano le lacune della narrativa o che possa insistere richiedendo una riscrittura o una revisione. I post di un blog tendono anche a essere una forma di narrazione più breve, priva di quel tipo di complessità tipico del giornalismo.

Una presa di posizione forte che non è passata inosservata. Alcuni tra i maggiori blogger americani (Carl Zimmer e Ed Yong, National Geographic; Deborah Blum, Wired; Bora Zivkovic, Scientific American) hanno messo in discussione i risultati della ricerca. Sotto la lente d’ingrandimento metodi e conclusioni: in che modo sono stati analizzati i dati e in base a quali principi è stata messa in dubbio la qualità dell’informazione offerta dai nuovi mezzi di informazione, quando spesso blog e social network sono scritti a loro volta da scienziati? Dominique Brossard, del Life Science Communication Department dell’università del Wisconsin, è corsa ai ripari intervenendo nel confronto tra i blogger. Con il suo intervento ha contribuito a ridimensionare la polemica, rendendo innanzi tutto disponibili i dati grezzi della ricerca e poi ammettendo come alcune delle conclusioni tratte dagli autori fossero delle generalizzazioni.

La ricerca si proponeva di scoprire come alcuni neuroscienziati si relazionassero con i diversi canali di comunicazione scientifica, presentandosi come studio apri pista di una strada da esplorare. Ma il risultato ottenuto è stato decisamente più articolato. L’articolo ha offerto infatti una nuova occasione di riflessione e confronto, mostrando quanto la riflessione sulla comunicazione della scienza possa essere articolata e possa concentrarsi sia sui mezzi che sui contenuti.

Foto di apertura: Krista76 / Flickr

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