CRONACA

Senza più doppi sensi

3978373850_6ca3a9b2b4_zCRONACA – “Siamo soli”. A leggerlo così scritto la maggior parte di noi -pessimisti- molto probabilmente  interpreterà liberamente la sentenza come “Siamo in solitudine”, ma sotto sotto rimarrà l’antipatico dubbio che sia stato un ottimista a scriverla intendendo qualcosa di simile a “siamo fulgide stelle”. “Soli” è uno dei tantissimi esempi di parole polisemantiche la cui ambiguità interpretativa, finora, poteva essere risolta dall’analisi del contesto semantico o, in altre parole, dei protagonisti, luoghi, tempi e contenuti del messaggio.

Si parte dalla parola ambigua -pesca- e giù giù si analizza il testo in profondità per rispondere alle domande sul contesto, che portano alla disambiguazione.

Ma non è l’unico modo per svelare l’enigma. Thiago Silva e Diego Amancio dell’Università di São Paolo, hanno condotto un’interessante test di efficacia. Secondo questi due fisici infatti, non occorrerebbe scomodare la grammatica per individuare il senso di una parola polisemantica, ma basterebbe analizzare il contesto semantico, ovvero le parole che precedono e seguono quella misteriosa.

I due ricercatori brasiliani hanno elaborato un metodo per individuare il corretto significato della parola analizzando il pattern di connettività di alcune parole ambigue, con le loro vicine. Hanno cioè selezionato alcuni esempi di parole polisemantiche come bear, jam, rock ecc. e analizzato il loro contesto semantico all’interno di testi classici. Hanno quindi definito un modello che consiste in una serie di nodi di parole connesse a quelle analizzate e hanno confrontato i risultati della loro analisi con quelli ottenuti con i classici metodi grammaticali, osservando un alto tasso di compatibilità. Il modello identificava il significato delle parole con un’elevata accuratezza.

I ricercatori, che si pongono come obiettivo l’implementazione del modello sulla base di analisi di parole non solo adiacenti ma all’interno di un intero intervallo, vogliono quindi dimostrare che la tradizionale analisi di reti complesse dipende fondamentalmente da relazioni di tipo sintattico. L’implementazione di questi modelli potrebbe aiutare a raffinare e rendere più efficaci strumenti come i traduttori simultanei che lavorano su modelli simili a questo, ma potrebbe portare anche a interessanti spunti sul ragionamento e sul funzionamento della mente.

Crediti immagine: Livia lacolare, Flickr

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Anna Sustersic
Mi occupo di comunicazione scientifica legata principalmente a temi di conservazione della natura e attualmente collaboro in Tanzania con PAMS Foundation sviluppando un progetto dedicato all’uso della comunicazione per la promozione della coesistenza fra uomo a fauna selvatica. Dopo il dottorato in Scienze ambientali, ho ho conseguito un master in comunicazione della scienza presso la SISSA di Trieste con una tesi sulla sensibilizzazione dei giovani alle tematiche scientifiche. Ho lavorato come educatore ambientale presso diverse aree protette. Successivamente mi sono interessata alla scrittura come mezzo per la divulgazione scientifica legata a temi naturalistici/conservazionistici. In quest’ambito sono stata collaboratrice e consulente presso musei scientifici, testate giornalistiche nazionali e internazionali, aree protette, case editrici scolastiche e Istituzioni trattando temi legati alla natura e alla sua tutela. Ho scritto diversi libri e guide per sensibilizzare e divulgare temi legati all’ambiente e la sua tutela: "L’anima Perduta delle Montagne" (Idea Montagna – 2019) e, con Filippo Zibordi, "Sulla Via dell’orso. Un racconto Trentino di uomini e natura" (Idea Montagna, 2016) e "Parco Adamello Brenta – Geopark" (PNAB – 2018).