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Come comunicano i batteri nella lotta contro gli antibiotici

Pseudomonas_aeruginosa_GramCRONACA – Miguel Valvano e Omar El-Halfawy, ricercatori della Western University in Canada, hanno individuato cosa permette ad alcuni batteri di risultare più resistenti agli antibiotici.

Nel loro studio, pubblicato lo scorso giugno su PLoS ONE, Valvano e El-Halfawy hanno descritto il meccanismo messo in atto da alcuni batteri della classe Gram-negativa per proteggersi. I due scienziati hanno scoperto che all’interno di una popolazione batterica le cellule più resistenti agli antibiotici sono in grado di produrre e condividere delle piccole molecole con le cellule meno resistenti. In questo modo le cellule più forti rendono anche le più deboli meno suscettibili all’attacco degli antibiotici. Si tratta in pratica di un processo di comunicazione tra i diversi batteri, che inviandosi dei segnali chimici riescono a opporre maggior resistenza alle minacce. Le molecole protagoniste di questo meccanismo sono amminoacidi, i componenti base delle proteine, opportunamente modificati.

Lo studio è stato svolto su popolazioni di Burkholderia cenocepacia, un batterio responsabile di gravi infezioni che colpiscono spesso i pazienti affetti da fibrosi cistica. Ma le molecole rilasciate dalle cellule di B. cenocepacia sono in grado di proteggere non solo batteri dello stesso tipo, ma anche altri (come per esempio l’Escherichia coli). Questa caratteristica ha spinto i due ricercatori a paragonare gli aminoacidi modificati a una specie di linguaggio di protezione comune ad alcuni batteri.

Determinare come il fenomeno di comunicazione tra i batteri possa essere eliminato o ridotto, potrebbe essere una strada da percorrere in futuro per lo sviluppo di nuovi medicinali. L’obiettivo è quello di limitare la resistenza alle cure antibiotiche da parte di alcune infezioni, soprattutto quelle che colpiscono pazienti dal sistema immunitario compromesso.

Crediti immagine: Y_tambe, Wikimedia Commons

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