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Tutte le specie in tempo reale

1019417542_39d1ef8903_zRICERCA – ARBIMON. Si chiama così quella che potrebbe essere una vera rivoluzione nel campo dell’identificazione delle specie. ARBIMON non è nient’altro che l’acronimo di Automated Remote Biodiversity Monitoring Network, una nuova metodologia che potrebbe facilitare, e di molto, il compito di biologi ed ecologi chiamati a stabilire il livello di biodiversità di un ambiente.

Ma di cosa si tratta? Un gruppo di ricercatori dell’Universidad de Puerto Rico ha infatti realizzato una strumentazione in grado di fornire, quasi in tempo reale, informazioni precise sia sulla presenza che sull’abbondanza di specie in un dato ambiente. Il funzionamento, descritto sulla rivista open access PeerJ, è relativamente semplice: un microfono molto sensibile alimentato ad energia solare (immagine) registra un minuto di ‘rumori della natura’ (qui un esempio) ad intervalli regolari e ne trasferisce il contenuto ad una stazione fissa, in cui verranno elaborati. Facendo poi affidamento su complessi algoritmi, il sistema fornisce l’identità delle specie il cui verso è stato registrato.

I potenziali vantaggi di questo nuovo metodo sono innumerevoli. Infatti, il monitoraggio delle specie in natura viene spesso condotto con una grande varietà di metodologie, fatto che rende difficilmente comparabili i risultati, implica un ampio dispendio di tempo ed energie, e quindi ingenti costi, e spesso va a disturbare gli animali nel loro ambiente. Inoltre, i censimenti in natura sono spesso limitati sia in termini di spazio e di tempo, e difficilmente includono osservazioni permanenti, e quindi la variazione sia giornaliera che stagionale della presenza e dell’abbondanza delle diverse specie. Tutti questi possibili problemi, sostengono gli sviluppatori del programma, verrebbero meno con l’utilizzo di ARBIMON, la cui precisione e accuratezza è stata verificata su uccelli, rane, insetti e mammiferi che vivono nelle foreste di Puerto Rico e Costa Rica (qui una tabella). E in questo periodo di sempre più rapidi cambiamenti climatici e di inesorabile perdita dell’habitat per molte specie, il continuo monitoraggio degli ambienti naturali in innumerevoli località del mondo potrebbe rappresentare un’importante arma per la loro conservazione.

Ovviamente anche questo metodo presenta delle limitazioni, quali le difficoltà nell’identificazione delle specie che non producono suoni caratteristici e di quelle ancora non note alla comunità scientifica. Per queste, biologi ed ecologi di tutto il mondo si mettano il cuore in pace, saranno ancora necessari lunghe spedizioni, snervanti appostamenti, catture e osservazioni notturne.

Crediti immagine: Antonio Manfredonio, Flickr

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Andrea Romano
Biologo e giornalista scientifico, lavora come ecologo all'Università degli Studi di Milano, dove studia il comportamento animale. Scrive di animali, natura ed evoluzione anche su Le Scienze e Focus D&R. Dal 2008, è caporedattore di Pikaia - portale dell'evoluzione