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Potenziale

NOTIZIE – Un comunicato stampa dell’Università di Nottingham, annuncia “una tecnologia che cambierà il mondo”. Messa a punto da Edward Cocking, consentirà a 200 piante alimentari, potenzialmente a tutte, di fissare l’azoto dell’aria, e di incrementarne la resa riducendo sia l’uso di fertilizzanti che l’inquinamento da nitrati.

La notizia era molto attesa. Da cinquant’anni si fanno ricerche su come trasferire ai cereali microrganismi simbiotici che rendono piselli, fagioli, lenticchie e canna da zucchero, non una leguminosa, capaci di “respirare” azoto dalle foglie per poi sintetizzare carboidrati. E la nuova tecnologia N-Fix introduce proprio il batterio G. diazotrophicus – un simbionte della canna da zucchero – tra le cellule radicali dei cereali.

Stando al brevetto e a questa presentazione dell’Azotic Technologies, la spin off che sviluppa la tecnologia, quest’ultima stabilizza il G. diazotrophicus nella soluzione con la quale annaffiare le radici o conciare le sementi. Azotic ha fatto uno studio pilota con il mais e ne ha progettato altri due in Gran Bretagna e Canada. Dovrebbero risolvere i problemi industriali elencati nella slide 23 della presentazione e nel giro di due o tre anni, un prodotto potrebbe essere in commercio.

Sarebbe una rivoluzione come quella del Bacillus thuringiensis in meglio, mi entusiasmo. Spero che si entusiasmi anche Salvatore Ceccarelli, del Consorzio internazionale per la ricerca agronomica, invece:

Voglio vedere prima queste piante nei campi, ci potrebbero benissimo essere effetti collaterali indesiderabili.

Sottinteso: di queste cose parliamo da anni, benedetta donna, pensaci! Ci ho pensato.

Edward Cocking non è l’unico ad aver ottenuto quella simbiosi. Provano in molti a trasferirla “nei campi”,  anche con microrganismi diversi, ma restano ostacoli da superare. Al momento nessun simbionte esogeno ha migliorato la resa dei cereali, nemmeno quello di una Sesbania che Cocking riteneva promettente per il riso e per “industrializzare” il quale dal 1998 un istituto indiano investe studi e denaro. Dalle discussioni con il consulente, traggo un elenco di domande:

1. Non si vive di solo azoto. L’EMBRAPA brasiliana ha brevettato una tecnologia che aumenta il tasso di G. diazotrophicus nella canna da etanolo, molto efficiente, però richiede molta più acqua, una risorsa scarsa in molte regioni del pianeta. Anche il mais è una pianta idrovora, non è che per risolvere un problema se ne crei un altro?

– L’N-Fix sarà più efficace e meno costoso del Nitrozyme?

– Nell’ambiente il G. diazotrophicus muore subito o produce “effetti collaterali”?

– Le foto sul sito dell’Azotic mostrano un campo che sembra esser stato diserbato di brutto, infatti. Che il batterio, una volta nel suolo, aiuti anche le male erbe a fissare l’azoto?

– L’aumento dell’azoto nella cellula modifica la sintesi degli zuccheri o resteranno appetibili/commestibili per umani e animali?

– Le piante N-Fix attirano patogeni contro i quali, da né leguminose né canne da zucchero, non hanno evoluto difese?

– Nel suolo il G. diazotrophicus è in competizione con microrganismi indispensabili?

– Le multinazionali scelte come acquirenti potenziali della tecnologia N-Fix (“targets” nella slide 27)  sfrutteranno il proprio oligopolio com’è successo per il B. thurigiensis?

L’elenco è incompleto, dirà Ceccarelli. Certo, ma chi ha letto La vita meravigliosa di Stephen Jay Gould sa già che dalla fame ci salveranno dai batteri.

Foto: davanti all’ICARDA, Siria, 2007. S. Ceccarelli è il secondo da sinistra in terza fila, la scrivente in ultima – h/t “mazzetta“.

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