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Aumentano i fiocchi rosa nel Giappone post-terremoto

2607423220_2d8b5a33b5_zCRONACA – Dopo il terremoto che nel 2011 ha colpito il Giappone, tra i nuovi nati del Sol Levante i fiocchi rosa hanno superato quelli blu, in particolare nelle aree più colpite dal sisma.

È quanto emerso dall’analisi di Ralph Catalano della University of California Berkeley e dei suoi colleghi, che hanno esaminato i registri delle nascite negli ospedali giapponesi a partire dal 2006 fino alla fine del 2011, e pubblicato i risultati sulla rivista American Journal of Human Biology. Nelle zone più prossime all’epicentro del terremoto, le nascite erano principalmente bambine, mentre nelle province più distanti non si notavano grosse differenze di genere. In molte delle aree più colpite, tuttavia, i nuovi nati maschi nel periodo successivo al sisma erano il 2,2% in meno rispetto a quanto si aspettavano i ricercatori.

Non è tuttavia la prima volta che si nota questo tipo di modifica in un periodo di forte stress per la popolazione: già nel 2008, dopo la crisi finanziaria del mercato statunitense, tra i nuovi nati erano diminuiti i maschi. Secondo Catalano il fenomeno potrebbe avere radici evolutive, basate anche su alcuni tratti vantaggiosi delle femmine rispetto ai maschi. Questi ultimi, infatti, hanno maggior tendenza a nascere prematuramente e sottopeso, facendo si che per una madre risulti più conveniente dare alla luce una bambina.

In ogni caso, rimaneva poco chiaro ai ricercatori quando lo stress intervenisse a influenzare il genere dei nuovi nati, se al momento del concepimento o più avanti durante la gravidanza. Il terremoto, spiega Catalano, ha in un certo senso fornito l’occasione per verificare il fenomeno, e andare alla ricerca delle cause. Se tra i nuovi nati nel periodo immediatamente successivo a un evento di questo tipo si notano preferenze di genere, è probabile che lo stress abbia indotto aborti spontanei (in questo caso dei maschi). Nel caso in cui, invece, la differenza si noti nei bambini nati nove mesi dopo, vorrà dire che le modifiche sono state indotte già al concepimento.

Il team di Catalano ha trovato prove a sostegno di entrambi i fattori, concludendo che sono molti gli elementi che entrano in gioco e scatenano la propensione per un genere. I feti, ad esempio, producono un ormone chiamato gonadotropina corionica umana, che li protegge dal sistema immunitario della madre. Quelli più deboli, tendenzialmente i maschi, producono una minore quantità di questo ormone, e sono di conseguenza soggetti a rischi più elevati di un rifiuto da parte delle cellule immunitarie materne, e di un conseguente aborto spontaneo.

Un altro fattore da non sottovalutare, aggiunge William James dell’University College London, è il ruolo del testosterone. Durante i periodi di grande stress, infatti, gli esseri umani sintetizzano quantità ridotte di questo ormone, con conseguenze negative non solo sul numero degli spermatozoi che vengono prodotti, ma anche sulla qualità. Si ha così una forte riduzione nella diffusione del cromosoma Y, e di conseguenza più coccarde rosa.

Crediti immagine: Fabrizio Salvetti, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".