ricerca

Peccato

The_Earth_seen_from_Apollo_17IL PARCO DELLE BUFALE – Enzo Pennetta, esponente di spicco del nuovo Journal of Scientific Evolution accusa spesso la custode di non confutare gli argomenti scientifici che egli pubblica sul blog Critica scientifica. Dopo lunghe ricerche, la custode ne ha trovati e oggi recita il mea culpa.

Mentre a Ferragosto egli sfogliava il Corriere della Sera, ha visto citato

Heat flux variations beneath central Greenland’s ice due to anomalously thin lithosphere“, uno studio che invita a riconsiderare il ruolo della struttura interna della Terra nelle dinamiche di superficie.

Peccato che lo studio non si occupi del pianeta bensì della Groenlandia e delle sue particolari “dinamiche di superficie” in cui, scrivono gli autori,

durante i cicli di glaciazione, le Interazioni tra flusso di calore geotermico e perturbazioni termiche indotte dalle glaciazioni stesse portano a forti variazioni regionali nelle condizioni del ghiaccio basale, con aree di rapida fusione basale adiacenti ad aree di ghiaccio basale estremamente fredde.

Tuttavia l’esperto di geologia Enzo Pennetta ritiene il pianeta coperto di aree simili, il che lo porta a confondere emisfero nord e sud, terre emerse e oceani, nonché alla seguente agnizione:

Questo studio rimanda automaticamente a quanto affermato dal docente di climatologia Adriano Mazzarella dell’Università di Napoli in un intervento del 2010 dal titolo “Sono i vulcani a sciogliere l’Artico, non l’uomo” nel quale riferendo della scoperta di una considerevole attività vulcanica sottomarina si individuava in questa la causa della riduzione dei ghiacci artici.

Stando a Enzo Pennetta,

Risultati riportati sulla prestigiosa rivista Nature, hanno evidenziato la presenza di decine di vulcani che, a quattromila metri di profondità, vomitano magma e nubi ardenti alla velocità di 500m/s che si mescolano con l’acqua gelida e formano grandi nuvole sottomarine di particolato vulcanico che poi si depositano in uno spesso tappeto esteso per chilometri.

Stando al prof. Mazzarella, ma non ai risultati riportati su Nature, mentre si depositano sui fondali sotto la pressione di chilometri d’acqua, dette nubi fluttuano leggere in cima all’Artico e nel contempo lo scaldano in lungo e in largo fino a fonderne la banchisa a migliaia di chilometri di distanza. Convinto che  anch’egli un ghiacciaio terrestre sia una banchisa marina e vice versa, l’insegnante di scienze naturali in una scuola cattolica romana opina di suo:

Il colossale fornello geotermico si accende e si spegne sotto i ghiacciai dell’Artico in maniera del tutto naturale e questo giustifica pienamente la variabilità areale dei ghiacciai artici che da tempo i mass media imputano solo all’azione forsennata di produzione dell’anidride carbonica (CO2) da parte dell’uomo.

Stando all’esperto di climatologia Pennetta infatti, i gas serra non hanno alcun effetto serra e la temperatura media globale si aggira attorno ai -18° C. Quanto alla tesi del fornello, aveva deliziato il prof.  Ugo Bardi  che la liquidava così come ricopiato dal diligente Pennetta:

Nonostante l’assurdità di questa faccenda non possiamo escludere che la storia dei vulcani artici che sciolgono i ghiacci non si diffonda su internet insieme alla tante leggende climatiche che girano: dai pianeti che si scaldano al medioevo che era più caldo di oggi. Per ora la possiamo definire una “non leggenda,” ma non ci sono limiti alla credulità umana.

Non ce ne sono. Lo dimostrano gli “argomenti scientifici” che Pennetta considera decisivi:

peccato che quando si usano dati non addomesticati il periodo caldo medievale è davvero più caldo del presente e la bufala appare l’Hockey stick tanto cara all’ormai introvabile Al Gore, come mostra questo grafico pubblicato nel 2012 su Climate Monitor:

Peccato che

Crediti immagine: NASA, Wikimedia Commons

Condividi su