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Pipistrelli e infezioni, la scienza nelle leggende.

435px-Catched_Pteropus_giganteusCRONACA – La  MERS, o sindrome respiratoria mediorientale da Coronavirus, è l’ultima malattia ad essere stata associata ai pipistrelli dopo la SARS, l’ebola, i virus Nipah ed Hendra e naturalmente il vampirismo.
Mentre quest’ultimo può essere tranquillamente annoverato fra le leggende, per quanto riguarda le altre patologie il contagio e la diffusione sono da attribuirsi principalmente ai pipistrelli.

Ma cosa rende questi mammiferi degli eccezionali mezzi di trasporto per agenti patogeni di cosi tanti tipi? Per cercare di rispondere a questa complicata domanda alcuni ricercatori della Columbia University insieme al centro per la conservazione della biodiversità EcoHealth Alliance hanno raccolto per quattro anni (dal 2006 al 2010) campioni da centinaia di pipistrelli in Bangladesh; l’analisi dei campioni ha portato a identificare 55 virus, 50 dei quali mai visti prima. Se almeno due terzi delle malattie virali emergenti provengono da animali, è chiaro che i pipistrelli hanno un ruolo  particolare e quindi particolari caratteristiche.

Oltre a quelle già elencate, i pipistrelli sono stati riconosciuti come portatori di altre gravi patologie, che tutt’oggi non sono state sconfitte: l’Ebola, i virus Marburg, Kasokero, Menangle e Duvenhage, virus simile a quello della Rabbia, del quale i pipistrelli sono gli unici portatori sani.
L’elenco delle malattie è numeroso, ma numerose sono anche le specie che fanno parte di questa famiglia di mammiferi: sono infatti più di 1300 le specie di pipistrelli al mondo. Certo, la statistica aiuta ma ci sono anche altre probabili concause per questa loro propensione: i pipistrelli vivono in comunità molto numerose e di conseguenza sono un ottimo bacino per la diffusione dei virus; sono specie migratorie e si possono trovare in ogni continente escluso l’Antartide; vivono anche fino a 40 anni, avendo così più probabilità di trasmettere un virus di cui sono portatori; infine sono animali molto antichi, dal punto di vista evolutivo (sono comparsi circa 50 milioni di anni fa) e per questo motivo i virus che trasportano potrebbero utilizzare dei recettori sconosciuti alle specie più nuove e rendere così la trasmissione più veloce.

L’ultima ipotesi, sostenuta da Linfa Wang – che guida un gruppo di ricerca sul tema all’ Australian Animal Health Laboratory a Geelong – punta l’attenzione sul sistema immunitario dei pipistrelli invece che sui loro comportamenti, in quanto la maggior parte dei virus è stata isolata da esemplari sani. Questa idea non ha però convinto la comunità scientifica e la domanda rimane ancora al centro di molti convegni e studi, soprattutto perché i pipistrelli non sono gli animali più facili da studiare, molte specie sono in via di estinzione ed eventuali colonie sono difficili da creare.

Crediti immagine: J. Patrick Fische, Wikimedia Commons

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Chiara Forin
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