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Quando è nato il linguaggio?

333px-Bifaz_de_San_Isidro_(M.A.N._1942-101-4-4723)_01CRONACA – Il linguaggio e la capacità di creare strumenti sono controllati dalla stessa area cerebrale, e si sono evoluti contemporaneamente. Sono le conclusioni di uno studio condotto da due ricercatori dell’Università di Liverpool, l’archeologa Natalie Thaïs Uomini e lo psicologo Georg Friedrich Meyer.

Il lavoro, pubblicato su PLOS One, sembra rappresentare una svolta importante nell’eterna querelle sull’evoluzione delle capacità cognitive umane. Il linguaggio è una delle conquiste cruciali del cammino evolutivo umano, ma anche la capacità di produrre veri e propri strumenti è un nostra prerogativa, in grado di distinguerci dagli altri animali. Da tempo ci si chiede quale dei due caratteri sia nato prima, in una particolare versione della metafora dell’uovo e della gallina. Ma se per la datazione dei primi strumenti possiamo contare su un valido record archeologico (i più antichi, appartenenti alla cultura olduvaiana risalgono a circa 2,5 milioni di anni), non esistono prove empiriche altrettanto affidabili sulle origini del linguaggio, e le ipotesi relative sono anche molto contrastanti. Secondo alcuni il linguaggio si sarebbe originato molto dopo, addirittura solo circa 50.000 anni fa, più o meno in corrispondenza della rivoluzione culturale aurignaziana, avvenuta in Europa. Eppure già Charles Darwin aveva sospettato in tempi non sospetti una comune origine del linguaggio e della capacità di creare strumenti, perché entrambi dipendono da una pianificazione complessa e dalla coordinazione di diverse azioni.

Finora le due capacità cognitive non erano mai state indagate insieme a livello neurologico. Come spiega Meyer, “questo è il primo studio del cervello che permette di comparare la capacità di creare strumenti direttamente con il linguaggio”.

I due ricercatori hanno testato l’attività cerebrale in un campione di 10 scheggiatori esperti mentre compivano un test standard sul linguaggio e scheggiavano nello stesso momento degli strumenti in selce, la pietra comunemente usata per creare strumenti dai nostri antenati paleolitici.  Il parametro valutato era l’attività del flusso sanguigno cerebrale, misurata tramite un esame diagnostico applicato comunemente in ambito ospedaliero per analizzare le funzioni linguistiche dei pazienti che subiscono danni cerebrali: il functional Transcranial Doppler Ultrasound (fTCD). Entrambe le attività svolte (test sul linguaggio e produzione di strumenti) determinavano un pattern cerebrale molto simile, segno che entrambe coinvolgevano le stesse aree cerebrali.

I risultati di questo lavoro sono di grande interesse nell’ambito degli studi cognitivi,  e rappresentano un’importante conquista dal punto di vista metodologico in archeologia sperimentale. “Nessuno era stato sinora in grado di misurare l’attività cerebrale in tempo reale durante la produzione di uno strumento in pietra. È il primo caso sia in archeologia sia in psicologia”, puntualizza Thaïs Uomini.

Crediti immagine: Luis García, Wikimedia Commons

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