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Niente DNA fossile nell’ambra

800px-An_ant_in_amberCRONACA – “Altamente improbabile”. è così che nello studio pubblicato recentemente su PLOS One un gruppo di ricercatori di scienze biologiche dell’Università di Manchester ha definito la possibilità di trovare tracce di DNA fossile in insetti conservati in ambra.
Secondo Terry Brown, uno dei coordinatori della ricerca insieme a David Penney, gli studi che negli anni novanta avevano affascinato con la teoria di poter avere accesso al DNA di specie di milioni di anni fa avevano tutti un problema comune: l’estrazione delle sequenze di nucleotidi era fatta tramite PCR (reazione a catena della polimerasi). Questa tecnica si basa sull’amplificazione delle sequenze nucleotidiche delle quali si conoscono i frammenti iniziale e finale; uno dei principali problemi nell’utilizzo di questo processo è l’alta probabilità di contaminazione del campione con DNA ad esempio del ricercatore che vi sta operando o derivato dall’ambiente esterno o dalla strumentazione. È quindi possibile, anzi probabile secondo questo nuovo studio, che il DNA che i ricercatori trovarono nei fossili d’ambra negli Anni novanta altro non fosse che “moderno” DNA contaminante e i loro risultati tutti falsi positivi.

Nella ricerca condotta da Brown e Penney è stata utilizzata una tecnica di sequenziamento moderna, il GS Junior 454 System, in grado di identificare tutte le sequenze di DNA in un campione, senza dare la precedenza ai frammenti più lunghi (solitamente quelli di DNA contaminante). I campioni erano relativamente giovani: si trattava di due api rispettivamente di 60 e 10.600 anni fa, conservate in ambra. Tutta la procedura è stata condotta in laboratori dell’Università, isolati e indipendenti dal resto delle strutture, dotati di speciali sistemi di purificazione dell’aria e seguendo particolari protocolli per quanto riguarda la pulizia dell’ambiente di lavoro e della strumentazione.
Come si legge nella pubblicazione, nonostante le moderne tecniche di sequenziamento, i ricercatori non sono stati in grado di ottenere nessuna prova convincente della preservazione di DNA endogeno in nessuno dei due campioni inclusi nell’ambra. Anche se in linea teorica l’imprigionamento nell’ambra di un insetto, che porta a una morte immediata, dovrebbe favorire una completa conservazione dell’esemplare questa volta la logica sembra non avere ragione e purtroppo Jurassic Park deve restare per ora nella fantascienza.

Crediti immagine: TheBrockenInaGlory, Wikimedia Commons

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Chiara Forin
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