CRONACA

Il diavolo veste PCSK6

800px-Linkshaender_01CRONACA – Nei secoli scorsi, e fino a non molti decenni fa, la mano sinistra – anche in relazione al nome – veniva definita “la mano del diavolo”, poiché si riteneva che la propensione verso il mancinismo rappresentasse un’anticamera per loschi presagi. Oggi invece, uno studio apparso su Plos Genetics da parte di un team di ricercatori inglesi e olandesi aggiunge qualche tassello in più riguardo ai processi biologici che fanno sì che alcuni di noi nascano destrorsi e altri mancini. Fino a oggi la teoria in corso ha affermato che la cosiddetta “laterizzazione” – da cui deriva ad esempio la preferenza verso l’una o l’altra mano – avviene solo dopo i 36 mesi con lo sviluppo del linguaggio, per concludersi intorno ai 3-4 anni, anche se la questione circa le cause e l’evoluzione genetica di questo fenomeno da sempre piuttosto oscura. La recente scoperta del gruppo di ricerca anglo-olandese sembra affermare che a guidare questo fenomeno sia un particolare gene, PCSK6, coinvolto già nelle prime fasi dello sviluppo embrionale, tramite cui comincia a formarsi la propensione ad essere mancini o destrimani.

Gli esperimenti condotti dal team di cui fa parte anche l’italiana Silvia Paracchini, hanno tenuto conto anche degli effetti che questo gene ha sui topi, essendo PCSK6 già noto come regolatore delle asimmetrie degli organi interni in questi animali, una malformazione chiamata “situs inversus”. Lo screening umano ha invece coinvolto un campione di 728 individui, suddivisi non semplicemente tra destrorsi e mancini, ma considerando per ognuno un gradiente di lateralità, cioè la manualità di ogni paziente con l’una e l’altra mano. Successivamente, gli esperimenti sono stati ripetuti su un campione più ampio di 2666 persone.

Tuttavia, anche se il ruolo di questo gene sembra essere confermato dagli esperimenti, gli scienziati sono consapevoli che l’aver individuato il ruolo di PCSK6 è solo uno dei tasselli di un quadro più complesso. Come sottolinea William Brandler, primo autore dello studio, sarà determinante in futuro capire quali altri geni giocano un ruolo attivo durante lo sviluppo del feto, oltre a indagare il peso di fattori ambientali e culturali.

Crediti immagine: Armin Kübelbeck, Wikimedia Commons

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.