ricerca

A qualcuno piace caldo

Ochlerotatus.punctor.maleCRONACA – “L’estate non si caratterizza meno per le sue mosche e zanzare che per le sue rose e le sue notti stellate” scriveva Marcel Proust. E ora che l’estate è agli sgoccioli, come ogni anno sulla nostra pelle si contano i segni dell’eterna lotta estiva tra uomini e insetti.

Finalmente, un team di scienziati dell’ Università di Brandeis, Massachusetts, sembra aver dato una risposta all’annosa domanda sul perché le zanzare pungono sempre le stesse persone e nei punti più dolorosi. Secondo lo studio, pubblicato recentemente sulla prestigiosa rivista Nature, sembra infatti che questi animali posseggano speciali sensori molecolari rilevatori di calore, che li aiutano a scegliere le prede migliori e le zone del corpo umano più vantaggiose da pungere.

Questo nuovo tipo di sensore, chiamato Gr28b, è responsabile della rilevazione di temperature esterne al corpo dell’insetto, segnalandogli se la temperatura in questione è quella desiderata. Gr28b appartiene a una famiglia di proteine, chiamate recettori del gusto, studiati per più di un decennio dai ricercatori, ma finora mai correlati alla percezione della temperatura. Fino ad oggi infatti, i recettori studiati permettevano agli insetti di percepire unicamente la presenza dell’anidride carbonica e il gusto di sostanze come ad esempio lo zucchero o la caffeina.

L’importanza di questa scoperta è molteplice. Anzitutto, l’individuazione di questo recettore per la temperatura potrebbe permettere in un prossimo futuro di mettere a punto dei repellenti o delle trappole più efficaci per combattere le punture da zanzara. Inoltre, questa scoperta fa ben sperare agli scienziati che questo tipo di recettore sia presente anche altri tipi di insetti ben più pericolosi, come ad esempio le zanzare portatrici del virus della malaria, che ancora oggi secondo l’OMS miete più di un milione di vittime all’anno. Infine, grazie a questo passo in avanti gli scienziati in futuro potranno decifrare sempre meglio la risposta degli insetti all’aumento della temperatura, in modo da prevedere quali effetti potrà avere il riscaldamento globale sulla migrazione di questi animali e sulla conseguente diffusione di malattie attraverso le loro punture.

Crediti immagine: James K. Lindsey, Wikimedia Commons

Condividi su
Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.