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Dimagrire mangiando, un verme può

CelegansGoldsteinLabUNCCRONACA – Dimagrire mangiando: il sogno proibito di ogni donna diventa realtà nei nematodi. È nello specifico la specie Caenorhabditis elegans a vantare quest’invidiabile capacità, come hanno scoperto i ricercatori del The Scripps Research Institute (Tsri). Potrebbero esserci meccanismi simili anche negli esseri umani, o in altri mammiferi? Gli scienziati pensano di sì.

Come spiega lo studio pubblicato su Cell Metabolism, si tratta di un circuito di segnalazione che parte dal cervello, e permette ai nematodi di perdere peso indipendentemente dalla quantità di cibo che ingeriscono. Il merito va alla serotonina e all’octopamina, ovvero la particolare versione dell’adrenalina presente in questi animali: una scoperta che ha stupito i ricercatori, poiché i due neurotrasmettitori normalmente compromettono le reciproche funzioni.

Proprio intervenendo su questi meccanismi il team di ricerca ha potuto osservare la perdita di peso nei nematodi, che grazie all’aspettativa di vita breve e a un sistema nervoso ben caratterizzato sono specie molto adatte agli studi di laboratorio e alla manipolazione genetica: il team di Srinivasan ha infatti bloccato in questi animali l’attività di alcuni geni, per identificare gli elementi chiave coinvolti nel processo di perdita di peso. La rete neurale che manda il segnale al corpo include un set di neuroni serotonina-sensibili chiamati URX, che hanno accesso al sistema circolatorio del verme e rilasciano una particolare molecola segnale. A valle di questo segnale si ha un potenziamento nella produzione di un enzima chiave dell’intestino del verme, la lipasi ATGL-1. Questo enzima, presente anche nei mammiferi in una forma differente, taglia le molecole grasse in modo da portarle a decomporsi metabolicamente. In futuro, Srinivasan e i colleghi mirano a identificare il segnale molecolare che intensifica la produzione di ATGL-1, per comprendere meglio la rete serotonina-octopamina e mappare il processo di perdita di peso anche in organismi più vicini agli esseri umani, come i topi.

Gli effetti per così dire “dimagranti” che derivano dal potenziamento del circuito della serotonina non sono una novità, ma da questo nuovo studio è emerso come un risultato ancora più potente si abbia quando viene coinvolto anche il metabolismo dell’adrenalina. Come spiega Supriya Srinivasan, che ha guidato la ricerca, la segnalazione che coinvolge la serotonina può essere aumentata artificialmente, tramite modifiche mirate nella dieta e per effetto dei medicinali antidepressivi. Finora, infatti, gli scienziati pensavano che il dimagrimento fosse una conseguenza della perdita di appetito causata dalle medicine. Invece, conclude Srinivasan, l’aumento o la diminuzione del cibo che viene mangiato e il conseguente acquisto di peso sono dovuti a vie metaboliche del tutto indipendenti.

Crediti immagine: Bob Goldstein, UNC Chapel Hill, Wikimedia Commons

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".