CRONACA

Ingredienti a sorpresa

Senna_alexandrina_Mill.-Cassia_angustifolia_L._(Senna_Plant)CRONACA – L’obiettivo è curarsi secondo natura. Ma tra un’erba e l’altra possono anche nascondersi minacce per la salute. Questo il risultato di uno studio su alcuni prodotti a base d’erbe condotto da un gruppo di ricercatori della Guelph University in Canada e pubblicato su BMC Medicine questo ottobre.

Gli scienziati hanno analizzato 44 articoli venduti da dodici aziende diverse paragonando il contenuto dei flaconi con quanto scritto sull’etichetta. I risultati ottenuti hanno mostrato che soltanto due aziende dichiaravano esattamente la composizione del prodotto. Negli altri casi le analisi hanno verificato che, oltre alle erbe descritte sull’etichetta, il preparato conteneva anche altre piante o elementi riempitivi, per esempio riso, soia e grano.

La tecnica che ha permesso ai ricercatori di individuare le falsificazioni è quella del DNA barcoding. Questo metodo utilizza alcuni marcatori molecolari per identificare le sostanze presenti in un composto biologico. Già utilizzata per contrastare le frodi alimentari, la tecnica del DNA barcoding ha permesso agli scienziati di mettere a confronto il contenuto dei diversi prodotti con i valori di riferimento delle erbe scritte sull’etichetta. In questo modo è stato evidenziato che il 59% dei composti analizzati conteneva marcatori appartenenti a piante non elencate.

Oltre a provocare una riduzione dell’effettiva efficacia dei prodotti, sostiene lo studio, le modifiche sulla composizione possono essere anche rischiose per la salute. Infatti, tra le erbe non dichiarate che sono state individuate nei preparati troviamo non solo il grano, ma anche la Senna alexandrina. Il primo risulta pericoloso per le persone affette da celiachia mentre la seconda è una pianta con proprietà lassative che se utilizzata per un tempo prolungato può provocare diarrea cronica e danni al fegato. Questi sono solo due degli esempi di erbe “pericolose” identificate dai ricercatori.

Il metodo utilizzato dall’equipe della Guelph University indica però una possibile soluzione al problema delle falsificazioni dei prodotti a base d’erbe utilizzando la tecnica del DNA barcoding.

Crediti immagine: Lalithamba, Wikimedia Commons

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