CRONACA

“Dormi?” “No, sto pulendo il cervello”

7676645672_1a5a13ec48_cCRONACA – Una buona nottata di riposo potrebbe schiarirvi le idee: letteralmente. Un team di ricercatori guidato da Maiken Nedergaard ha mostrato per la prima volta che lo spazio tra le cellule del cervello aumenta durante il sonno, permettendoci di liberarci dalle tossine accumulate durante le ore di veglia. I risultati, pubblicati sulla rivista Science, suggeriscono un ruolo tutto nuovo del sonno nella nostra salute.

Tramite uno studio effettuato su topi, i ricercatori del National Institute of Neurological Disorders hanno osservato che la struttura cellulare del cervello si modifica sensibilmente quando dormiamo, passando a una condizione completamente diversa da quella diurna. Entra infatti in azione un particolare meccanismo veicolato dal sistema glinfatico, che permette ai liquidi presenti nel cervello di uscire rapidamente, regolando in particolare il flusso del liquido cerebrospinale (Csf).

Per osservare il meccanismo in vivo, i ricercatori hanno iniettato un colorante nel Csf dei topi, e monitorato come si muoveva attraverso il cervello tenendo sotto controllo anche l’attività elettrica. Mentre i topi non erano coscienti, in quanto addormentati o anestetizzati, il colorante si muoveva molto rapidamente; al contrario, a malapena si spostava quando erano svegli e intenti alle normali attività. Una differenza che ha colpito i ricercatori, suggerendo che lo spazio tra le cellule si modificasse sensibilmente proprio in base allo stato di sonno o veglia. Per verificare quest’ipotesi, il team di Nedergaard ha poi proseguito la ricerca inserendo nel cervello dei topi degli elettrodi per misurare direttamente lo spazio tra una cellula e l’altra, scoprendo che aumentava del 60% quando non erano coscienti.

Studi precedenti avevano già suggerito che le molecole tossiche coinvolte nei disordini neurodegenerativi tendono ad accumularsi nello spazio intercellulare, ma non era ancora stato verificato se fosse proprio il sistema glinfatico a regolare questo meccanismo. In un secondo esperimento, i ricercatori hanno iniettato nei topi dei beta amiloidi, proteine associate con l’Alzheimer, e hanno misurato per quanto tempo questi rimanevano nel cervello in condizioni di sonno e di veglia, confermando nuovamente che nel primo caso scomparivano e venivano eliminati molto più velocemente. “Il sonno pulisce il cervello”, commenta Nedergaard, e i risultati di questo studio potrebbero in futuro portare a passi avanti nella ricerca su molti disturbi neurologici, sfruttando come nuovo target per trattarli proprio le cellule che regolano il sistema glinfatico.

Crediti immagine: RelaxingMusic, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".