CRONACACULTURA

Wallace Day. Alla scoperta dello zio dell’evoluzione

Alfred-Russel-Wallace-c1895CUTURA – Oggi  7 novembre 2013 si celebra il Wallace Day, per ricordare quello che è passato alla storia come l’”eterno secondo” della teoria dell’evoluzione: Alfred Russell Wallace, morto appunto il 7 novembre di 100 anni fa. A dedicare una giornata alla figura del celebre naturalista gallese sarà il Polo Universitario di Asti, che ha organizzato per domani 8 novembre 2013 dalle ore 15 al 19 un incontro in cui interverranno alcuni tra i principali esperti italiani della figura di Wallace, come Federico Focher dell’Università di Pavia, Lodovico Galleni dell’Università di Pisa e Mario Zunino dell’Università Carlo Bo, che introdurranno i diversi aspetti della figura di Wallace, dalla religiosità al genio creativo. Per proseguire con il confronto con Darwin attraverso la presentazione di Barbara Continenza  dell’Università Tor Vergata e concludendo con Saverio Forestieri sempre dell’Università Tor Vergata su evoluzionismo e biodiversità.

Le celebrazioni per questo centenario, però, sono e saranno tantissime anche fuori dall’Italia, grazie a iniziative come  Wallace100, un’associazione internazionale di cui fanno parte molte organizzazioni sparse per il mondo con lo scopo di celebrare questo anniversario con eventi di ogni tipo. A svettare in classifica per numero di proposte legate alla figura del naturalista sarà certamente il Natural History Museum di Londra, che apre le danze oggi alle 14:30 attraverso un inocontro che potrà essere seguito anche in streaming, con un team di ricercatori del Museo recentemente rientrati da un’esperienza in Borneo, proprio sulle orme di Wallace. Ma di iniziative di questo tipo ve ne sono molti altre, dal Galles alla Malesia – seconda patria di Wallace – passando per Australia, Belgio, Indonesia, Singapore, Stati Uniti e Taiwan.

Il viaggio in Amazzonia

Nato a Usk in Galles nel 1823, il giovane Alfred coltiva fin da piccolo la passione per la natura. Costretto ad abbandonare a carriera scolastica per ragioni economiche a soli 14 anni, comincia a studiare le scienze naturali da autodidatta, mentre lavora prima come agrimensore e poi come insegnante a Leicester. Qui avviene il primo dei due eventi che segneranno la sua vita professionale: l’incontro con il celebre entomologo Henry Bates, che decide di prenderlo con sé per un viaggio in Amazzonia. Correva l’anno 1848 e  Charles Darwin aveva già pubblicato 9 anni prima il suo Viaggio di un naturalista intorno al mondo. L’obiettivo di Bates e Wallace inizialmente non era però quello di ripercorrere l’avventura darwiniana, quanto piuttosto raccogliere insetti, farfalle e altri campioni da rivendere poi ai musei e alle collezioni private inglesi. E così fu:  Wallace rimase in Amazzonia fino al 1852, quando vengono pubblicati i primi risultati delle sue osservazioni, in cui cominciava ad affiorare la sua personale teoria dell’evoluzione delle specie. Pochi anni dopo, nel 1855 durante il suo secondo viaggio esplorativo, questa volta in Malesia, pubblica Sulla legge che ha regolato l’introduzione di nuove specie, un saggio in cui le sue idee sull’evoluzione vedono un primo tentativo di strutturazione. Bisognerà però attendere il 1858 affinché la teoria del naturalista gallese trovi una piena completezza proprio nell’idea di selezione naturale.

Il rapporto con Darwin

Nel 1858 Wallace scrive un piccolo saggio dal titolo On the tendency of varieties to depart indefinitely from the original type  e lo invia a Charles Darwin, che a sua volta lo spedisce all’amico geologo Charles Lyell. Dopo questi passaggi di mano, l’articolo di Wallace trova l’approvazione della comunità scientifica e di Darwin su tutti, tanto che lo stesso anno i due naturalisti pubblicano insieme un saggio che contiene una prima descrizione completa della teoria dell’evoluzione. Il rapporto tra i due dunque non fu affatto avverso. Entrambi riconoscevano apertamente e senza remore il contributo del collega all’interno delle proprie ricerche, partendo comunque dall’ammissione comune che fosse Darwin il vero padre della teoria dell’evoluzione, riconoscimento che emerge dalle parole pacifiche dello stesso Wallace: “Ho sentito per tutta la vita e sento tuttora la più sincera soddisfazione che il signor Darwin abbia lavorato a lungo prima di me, e che non mi abbia lasciato il compito di scrivere l’Origine della specie. […] Darwin quale uomo forse fra tutti quelli ora viventi, più atto al grande lavoro che ha intrapreso e compiuto”.

 L’influenza di Malthus

Ma se il primo dei due grandi avvenimenti che segnarono la vita di Wallace fu l’incontro con Bates, il secondo – su sua stessa ammissione – fu la lettura del “Saggio sui principi della popolazione” del reverendo Thomas Robert Malthus, testo che colpì parimenti anche lo stesso Darwin. Quest’opera, pubblicata per la prima volta nel 1798, anno in cui con la Ballata del vecchio marinaio Coleridge dava ufficialmente inizio all’epoca romantica, espone una particolare teoria sociologica che di romantico aveva ben poco: cercare di descrivere il futuro cambiamento della società del tempo attraverso un’analisi della correlazione tra pressione demografica e diffusione della povertà nel mondo. Malthus infatti riteneva che una crescita massiccia della popolazione di un dato territorio non poteva che condurre a uno squilibrio tra risorse disponibili e fruitori delle stesse risorse, in particolar modo quelle alimentari. Questa eccessiva richiesta avrebbe prodotto un’incapacità sempre maggiore di soddisfare i bisogni della popolazione in crescita, portando di conseguenza povertà. Per un conoscitore della teoria dell’evoluzione è evidente l’impronta di Malthus nella teoria della selezione naturale: in natura le piante e gli animali producono più discendenza di quella che riesce in effetti a sopravvivere. Doveva essere così anche per l’uomo.

Il fondatore della biogeografia

Anche se non si considerava il fondatore della teoria dell’evoluzione, Wallace  viene ad oggi comunque ritenuto il padre di un’importante disciplina scientifica: la biogeografia, la scienza che si occupa degli aspetti spaziali e spazio-temporali della biodiversità, ovvero la descrizione e l’analisi in termini causali della distribuzione degli esseri viventi nel corso del tempo. Il contributo del naturalista gallese si ritrova in molti aspetti.  Anzitutto la regionalizzazione geografica proposta da Wallace viene impiegata, seppur con qualche modifica, ancora oggi; inoltre, egli identificò per primo quella che oggi è nota come “linea di Wallace”, ovvero una linea immaginaria che separa la fauna asiatica da quella australiana nell’arcipelago Malese, che gli permise di dimostrare come la diversa storia geologica delle due aree, quella malese e quella australiana, fosse in realtà diversa e responsabile delle strade evolutive differenziate che le rispettive specie vegetali e animali avevano seguito.

Crediti immagine: London Stereoscopic & Photographic Company, Wikimedia Commons

Condividi su
Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.