CRONACA

Quando l’epigenetica rende i topi più attraenti

800px-Lab_mouse_mg_3263CRONACA – Parliamo di topi e madri di topi: i biologi della University of Utah hanno scoperto che quando una madre può competere attivamente con i propri simili per l’accoppiamento in un ambiente promiscuo, i figli che partorirà attrarranno molte più femmine. Che il fascino murino si possa trasmettere dai genitori alla prole? In un certo senso sì.

Come spiegano i ricercatori, il maggior successo di questi topi deriva dal fatto che attraggono molte più compagne grazie a un’intensiva produzione di feromoni. Tuttavia “Avere un profumo sexy accorcia la vita” commenta l’autore dello studio Wayne Potts “e seppur questi topi aumentino la fitness dei genitori trasmettendo alla generazione successiva molti più geni rispetto ai loro simili, muoiono prima”.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Pnas, Proceedings of the National Academy of Science, e ha studiato come l’epigenetica, ovvero le condizioni ambientali e sociali sperimentate dai genitori, possano influenzare le caratteristiche della prole aumentandone in questo caso il successo riproduttivo.

I ricercatori hanno allestito per i topi un ambiente di studio che riproducesse le condizioni di vita in un granaio, restituendo dunque agli animali da laboratorio la possibilità di competere per accaparrarsi i partner. Nella generazione successiva hanno così avuto modo di notare che i figli di questi topi producevano il 31% in più di proteine urinarie o Mup (feromoni) rispetto ai loro simili che erano nati da genitori reclusi in gabbie. Come spiega Potts i feromoni sono il modo in cui i topi comunicano, ed emessi tramite ghiandole o urina fungono da calamite sessuali.

Per ogni guadagno c’è tuttavia un costo e i maschi che producono più feromoni (dunque si accoppiano di più) vanno incontro a una riduzione dell’aspettativa di vita non indifferente: solo il 48% dei topi dello studio è infatti sopravvissuto fino alla fine dell’esperimento, contro l’80% dei figli di topi allevati in ambiente non competitivo. La motivazione è che produrre feromoni richiede molta energia, spiega Potts, ed è metabolicamente dispendioso. Un paragone? L’investimento metabolico di un singolo topo per produrre feromoni equivale a quello di dieci pavoni per la propria coda.

Fortunatamente si tratta di uno sforzo che ripaga il topo, perché le femmine preferiscono di gran lunga le tracce di urina o secrezioni maschili quando sono sature di feromoni e si accoppiano molto di più con i maschi che li producono. Ricerche precedenti avevano già scoperto che i maschi con genitori promiscui generano circa un terzo di figli in più rispetto agli altri, ma non avevano ancora indagato la componente epigenetica del fenomeno. La salute, l’aspettativa di vita e l’abilità di attrarre partner di un topo non dipendono dunque solamente dai geni dei suoi genitori, ma anche dall’ambiente e dalle condizioni in cui questi vivono.

Crediti immagine: Rama, Wikimedia Commons

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".