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Paraben-free: cosa dice la legge

401px-Make_B_@_São_Paulo_Fashion_Week_em_Janeiro_e_Fevereiro_de_2011SPECIALE GENNAIO – Anno dopo anno le etichette dei nostri più comuni prodotti da bagno vengono sistematicamente passate al setaccio  per individuare la presenza di composti chimici reputati nocivi per la nostra salute. Il 2013 è stato l’anno dei parabeni, tanto che gli scaffali dei nostri supermercati si sono riempiti di prodotti “paraben free”, che inevitabilmente suggeriscono al compratore una maggior naturalità dei suddetti prodotti rispetto a quelli acquistati finora. La domanda a questo punto sembra essere la seguente: perché alcuni prodotti tutto ad un tratto sono stati etichettati come non contenenti parabeni? In altre parole, che cosa dice la legge a proposito del loro utilizzo? La risposta è chiara: le leggi europee, confermate nel 2013 con l’entrata in vigore del Regolamento 1223/2009, considerano l’impiego dei parabeni sotto le soglie prestabilite come non nocivo in alcun modo per la salute dell’uomo.

Parabeni sotto accusa

I parabeni sono dei conservanti presenti nei più comuni prodotti cosmetici per evitare la formazione e la proliferazione di batteri e funghi, che sarebbero molto dannosi per la nostra pelle. Esistono diverse sostanze che fanno parte della famiglia dei parabeni: metilparabeni, etilparabeni, propilparabeni e butilparabeni e sotto queste nomenclature è possibile trovare questi composti nei nostri prodotti cosmetici.

L’allarme sulla presunta pericolosità dei parabeni è sorto dopo la pubblicazione nel gennaio del 2004 di uno  studio di Philippa Darbre, dell’università di Reading (UK) sul Journal of Applied Toxicology. Nello studio guidato dalla Darbre, eseguito su 20 campioni prelevati da donne affette da neoplasia al seno, si evidenziava che nella maggior parte dei campioni (18 su 20) era stata riscontrata un’elevata presenza di parabeni, in particolar modo di metilparabene. Nello studio si ipotizzava quindi che i parabeni potessero favorire l’insorgenza di tumore al seno.

Tuttavia i parabeni erano già stati messi sotto accusa trent’anni prima (Mason et al., 1971), tanto che nel maggio 2001, all’Assemblea Nazionale francese, è stata approvata  una proposta di legge che proponeva di mettere al bando ftalati, parabeni e alchilfenoli. In Danimarca inoltre, i parabeni sono vietati in tutti quei prodotti il cui uso è destinato a bambini di età inferiore ai 36 mesi.

L’Europa parla chiaro

Sebbene la questione sia complessa da chiarire, data l’esistenza di studi scientifici che paiono dimostrare la nocività dei parabeni per la salute, e altri che sembrano scagionare totalmente queste sostanze dall’accusa di favorire l’insorgenza del tumore al seno o problemi a livello endocrinologico, la legislazione che ne regolamenta l’uso e la commercializzazione in Europa è molto netta.

L’uso dei parabeni nei cosmetici è consentito fin dal 1976 dalla direttiva europea 76/768/EEC sui cosmetici e dalle autorità competenti dei singoli Stati membri dell’ Unione europea che la recepiscono. In Italia l’impiego dei parabeni nei cosmetici è regolamentato a partire dal 1986 con la legge sui cosmetici 713/86 (in particolare l’allegato V, Sezione I, Parte I), che contiene l’elenco dei conservanti che possono essere usati nei cosmetici e le quantità permesse.

Dopo le polemiche all’inizio degli anni Duemila, le leggi che permettono e regolamentano l’uso dei parabeni nei prodotti cosmetici di uso comune si basano su un giudizio espresso nel 2005 dal  Comitato Scientifico per i prodotti destinati al consumatore (SCCP), il quale ha emesso due pareri relativi ai parabeni: un primo – SCCP/0874/05 – che conferma come le attuali conoscenze consentono di affermare che non ci sono evidenze che dimostrino lo sviluppo di cancro al seno causati dall’utilizzo di prodotti cosmetici per il cavo ascellare contenenti parabeni, dato che gli effetti estrogeni dei parabeni sono molto bassi; un secondo
SCCP/0873/05 – che convalida come sicuro l’utilizzo di metilparabene e etilparabene alle concentrazioni attualmente autorizzate.

Cosa è cambiato dal 2010

Tuttavia, viste le richieste pervenute da più parti, il Comitato ha preso nuovamente in esame la questione parabeni nel dicembre 2010. Esaminando nuovi risultati scientifici, il Comitato ha affermato che alcuni parabeni come il butilparabene e il propilparabene sono da considerarsi sicuri per la salute fino a una concentrazione pari allo 0,19%, anche se le attuali direttive cosmetiche permettono un utilizzo di tali tipi di parabeni a concentrazioni più elevate (fino 0,40% nel caso degli esteri e 0,80% per le miscele di esteri). Per quanto riguarda invece metilparabeni e etilparabeni, il Comitato ha affermato che il loro utilizzo è da considerarsi sicuro alle massime concentrazioni attualmente consentite. Sugli effetti degli altri parabeni quali l’isopropilparabene, l’isobutilparabene e il fenilparabene invece, non si è pronunciato in quanto i dati a disposizione non sono ritenuti sufficienti.

Sebbene dunque il SCCP preferisca una linea più prudente, consentendo una concentrazione massima di parabeni pari allo 0,19%, secondo la legge queste sostanze se presenti fino a un concentrazione dello 0,40% nel caso degli esteri e dell’0,80% per le miscele di esteri,  non sono dannose per la salute dell’uomo. A partire dall’11 luglio 2013 infatti, è entrato in vigore il Regolamento (CE) N.1223/2009 del 2009, che ha sostituito la direttiva europea 76/768/EEC e che ha stabilito i suddetti limiti per i prodotti cosmetici in commercio nell’Unione Europea, oltre a introdurre un’ulteriore vigilanza sulla composizione e l’etichettatura dei prodotti e il divieto di sperimentazione animale.

Crediti immagine: O Boticário SPFW, Wikimedia Commons

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.