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Nessuna evidenza scientifica per la dieta dei gruppi sanguigni

Si continua a parlarne molto e i libri che la spiegano vanno a ruba: eppure non c'è nessuna prova che funzioni davvero

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CRONACA – Alzi la mano chi non ha mai, nemmeno una volta pensato di provare la famosa dieta dei gruppi sanguigni promossa da Pietro Mozzi – più famoso come il Dottor Mozzi – .

Alimenti di origine animale per il gruppo 0, vegetali e cereali per il gruppo A, latticini per il B e una dieta senza particolari restrizioni per gli AB. Ebbene, uno studio dell’Università di Toronto, pubblicato i giorni scorsi su Plos One, sembra dimostrare che non esiste nessuna evidenza scientifica che supporti la cosiddetta “blood-type diet theory, proposta già una quindicina di anni fa dal naturopata Peter D’Adamo.

Non ci sono prove, ma non è una novità

Un anno fa una ricerca pubblicata su The American Journal of Clinical Nutrition  aveva già escluso le potenzialità di una dieta legata al proprio gruppo sanguigno e ora i risultati del team canadese confermano questa posizione.

L’obiettivo dello studio era determinare l’associazione tra questo tipo di dieta e i cosiddetti biomarcatori cardiometabolici basandosi sui dati raccolti da 1455 partecipanti, scelti all’interno di una popolazione eterogenea di adulti sani, che hanno fornito informazioni dettagliate sulle loro abitudini alimentari.

A ognuno di essi è stato prelevato un campione di sangue a digiuno, in modo da isolare il DNA e determinare per ognuno di essi il livello dei diversi fattori di rischio cardiometabolico, come insulina, colesterolo e trigliceridi. Successivamente è stata loro somministrata la dieta specifica suggerita da D’Adamo nel suo libro Eat Right for Your Type, in base al gruppo sanguigno di ognuno.

I risultati sembrano parlare chiaro. Aderire alla dieta che D’Adamo associa al gruppo sanguigno A ha come conseguenza un più basso indice di massa corporea, di pressione arteriosa, di colesterolo, di trigliceridi e di insulina.

Anche somministrare una dieta pensata per gli individui AB porta a livelli più bassi di questi marcatori, fatta eccezione per l’indice di massa corporea. L’adesione alla dieta pensata per il gruppo 0 invece è stata associata a trigliceridi più bassi, mentre nessuna associazione significativa è stata individuata per gli appartenenti al gruppo sanguigno B.

In altre parole, il fatto di seguire una certa dieta associata al gruppo sanguigno porta con sé effetti positivi riguardo ad alcuni fattori di rischio cardiometabolico, ma tuttavia queste associazioni non dipendono dal gruppo sanguigno dell’individuo che segue la dieta.

@CristinaDaRold

Leggi anche: La dieta in numeri

Crediti immagine: InvictaHOG, Wikimedia Commons

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.