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LIBRI – Il bello, il buono, il vero

SID-240-Changeux-S-800x800CULTURA – Nel 2000 il filosofo John Searle ha dichiarato che è arrivato il momento di studiare la coscienza come fosse un qualsiasi altro fenomeno biologico. Ma quali possono essere i correlati biologici della coscienza?

Negli ultimi trent’anni il dibattito intorno ai campi delle neuroscienze ha assistito a un’evoluzione mai vista prima, fino a includere autentiche neuroscienze della coscienza all’interno degli studi neurobiologici. Fino a qualche decennio fa, infatti, era impensabile accostare il termine coscienza alle ricerche in ambito scientifico senza destare il biasimo degli illustri colleghi e al contempo senza servire su un piatto d’argento ai filosofi della scienza ma non solo, la possibilità di alimentare le loro argomentazioni antiriduzioniste.

In Il bello, il buono, il vero. Un nuovo approccio neuronale (Raffaello Cortina, 385 p.) Jean-Pierre Changeux, professore onorario al Collège de France e all’Institut Pasteur, affronta la questione sempiterna della coscienza dal punto di vista dei suoi fondamenti neuronali, partendo dal presupposto che “il filo d’Arianna verso il centro del labirinto” si possa trovare solamente indagando l’organizzazione del nostro cervello e le sue funzioni cerebrali. Le basi neuronali della coscienza insomma, possono essere, se non ancora pienamente comprese, almeno affrontate correttamente studiando i molteplici livelli di organizzazione gerarchica che sottostanno alle funzioni cerebrali.

Anche il metodo l’indagine seguito dall’autore segue un percorso tutt’altro che battuto, traendo ispirazione nientemeno che dal pensiero platonico, che per la prima volta nella storia umana individua nell’etica, nella scienza e nell’arte i principali ambiti della cultura umana, poiché facenti riferimento rispettivamente ai tre attributi dell’essere: il buono, il vero, il bello, così intrecciati fra loro da diventare inseparabili. Buono, vero e bello sono i costituenti primi di quella che si definisce coscienza, e come tali diventano dunque per Changeux le chiavi di volta da cui partire ancora oggi per indagare con il metodo della neurobiologia le basi neuronali della percezione di sé e del mondo. Perché solo un dialogo fondativo tra le vecchie scienze dell’uomo e le scienze del cervello può fornirci una prima risposta bidirezionale: da una parte l’“umanismo” ci aiuta a comprendere le basi neuronali di quella che chiamiamo coscienza, dall’altra la scienza ci permette di attualizzare e definire meglio il bello, il buono, il vero.

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.